World Usability Days: a Roma due giorni di “pecha kucha” dedicati alla sostenibilità
Sono tutti incentrati sulla sostenibilità e sull’inclusività i World Usability Days 2016, l’undicesimo appuntamento mondiale sull’usabilità e la user experience, che a Roma è stato declinato – il 10 e 11 novembre – nel capitolo #WUDRome2016, organizzato da nois3 – Digital Design Thinking per il terzo anno di seguito.
Rendere il mondo “migliore” è l’obiettivo dell’incontro tra sostenibilità e user experience design. Migliore per chi offre prodotti e servizi e per chi quei prodotti e quei servizi li usa. L’idea non è necessariamente creare qualcosa di nuovo, ma rendere inclusivo, accessibile e sostenibile ciò che c’è già partendo dalle esigenze delle persone a cui sono destinati. Come? Coinvolgendo e includendo nel processo creativo proprio i destinatari dei progetti. Significa partire da prodotti, servizi e spazi e renderli più efficienti, riusabili e sostenibili per migliorare l’esperienza delle persone e, quindi, la loro vita.
Nei due giorni del #WUDRome2016 si sono avvicendati talk, case study, workshop e pecha kucha, un racconto conciso con un preciso schema, quello del 20×20: 20 immagini o slide e 20 secondi di commento ciascuna, per un totale di 6 minuti e 40 secondi. Una comunicazione veloce, semplice, efficiente. Sei minuti per spiegare, ad esempio, “#Design #Food #Time #Execution”. User experience, sostenibilità e inclusività.
“In ambito ambientale, economico e sociale, la sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto a un certo livello indefinitamente” ha spiegato Carlo Frinolli, CEO di nois3. In che modo? Mettendo al centro lo human-centered design come fa Frog Design, rappresentato da Roberta Tassi con il case study “For Us By Us: Community-Led Innovation”. È la scelta anche di Rhizomatica, che punta a estendere le comunicazioni mobili a due miliardi di persone escluse dalla rete cellulare, coinvolgendo le comunità locali. A Oaxaca, in Messico, un’intera area ora usa la rete cellulare che prima non aveva, pagando il 98% in meno del costo di mercato. Al #WUDRome2016, Giovanni Civardi ne ha raccontato il case study.
Succede anche con Liter of Light e la sua (banale?) lampada a energia solare nel Sud del Mondo coniugando digitale e cooperazione internazionale. Realizzata con ciò che si reperisce in loco, viene riadattata coinvolgendo i produttori del posto e diffondendo il know how. È l’argomento del pecha kucha di Lorenzo Giorgi, responsabile italiano del progetto.
In processi del genere è il designer la figura centrale, come emerso nel talk di Paolo Di Cesare . “È in corso un cambio culturale storico – ha spiegato il fondatore di Nativa LAB – usare il business come forza positiva per creare una società più giusta e inclusiva”.