Volohasy: l’Università di Torino lancia un progetto di riforestazione in Madagascar
Volohasy, che in malgascio significa “bambù“, è un progetto promosso dal dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino con il sostegno dell’Unione Italiana Giardini Zoologici e Acquari (UIZA), per il ripristino della originaria foresta di bambù in Madagascar, partendo dalla messa a dimora di germogli di specie endemiche che saranno donati dai villaggi della zona in un’area degradata di 1 ettaro.
Il progetto avrà luogo nella porzione centro-orientale del Paese, più esattamente nella foresta pluviale degli alberi dragone di Maromizaha grazie alla presenza della stazione di ricerca fondata dal dipartimento e in cui opera il gruppo di lavoro coordinato dalla professoressa Cristina Giacoma. Il dipartimento di Scienze della vita e biologia animale collabora inoltre con il dipartimento di Agraria dell’Università di Torino ed è beneficiario di un importante progetto europeo di dottorato internazionale con le università malgasce sulla sicurezza alimentare EGALE – Gathering Universities for Quality in Education.
Maromizaha fa parte di un corridoio ecologico istituito nel 2005 per tutelare la ricchezza di fauna e flora che conta 433 specie vegetali, 13 specie di lemuri, 77 di uccelli, 60 di anfibi e 20 di rettili. Il 77% di queste specie è endemico e non esiste in nessun’altra parte del mondo. La foresta si riduce a causa del tavy (taglia e brucia) per far spazio a pascoli dall’estemporaneo rendimento cui si aggiunge il taglio illegale per la produzione di carbone e di materiale da costruzione, senza contare poi che, nel 2012, nell’area accanto a Maromizaha sono iniziati i lavori di estrazione mineraria che hanno ulteriormente determinato lo spostamento degli animali.
In Madagascar esistono 33 specie diverse di cui 32 endemiche. L’intento principale del progetto è quello di riforestare almeno 10 ettari in modo da arrivare a un vero e proprio restauro di habitat di estensione paragonabile al territorio necessario ad un gruppo del rarissimo “Lemure dal naso grande” (Prolemur simus) per trovare il cibo necessario a sopravvivere. Si tratta di creare nel cuore dell’area protetta di Maromizaha un rifugio per i lemuri dal naso grande e gli Apalemuri grigi (Hapalemur griseus), che vivono nelle aree di foresta limitrofa a Maromizaha e la cui alimentazione è per il 95% legata al bambù.
Saranno proprio gli studenti della laurea magistrale a titolo congiunto in Evoluzione del comportamento animale e dell’uomo dell’Università di Torino a seguire i prossimi sviluppi. In questo momento Giovanna Bonadonna, una dottoranda in Biologia e biotecnologie applicate è presente al centro di ricerca insieme a sei studenti di Torino. Fra sei mesi termineranno il loro stage e a loro subentreranno gli studenti dell’Università di Tamatave e Antananarivo, in Madagascar.
Il punto di forza del progetto Volohasy-Bambù è rappresentato dal coinvolgimento della popolazione locale che conta cinque villaggi per un totale di 4.000 persone; una parte di queste è già impegnata in cinque vivai ed è dedita alla riproduzione di piante a scopo alimentare; contemporaneamente saranno costruite serre per produrre bambù, manufatti e materiale utile per un’edilizia sostenibile. Una parte attiva nel progetto è anche quella condotta dai ricercatori e studenti dell’Università di Torino, che sono coinvolti sul campo sia in attività di ricerca sia di cooperazione allo sviluppo, con una attenzione particolare alla conservazione della biodiversità ed allo sviluppo sostenibile. Numerosi sono i ricercatori provenienti da tutte le parti del mondo che collaborano al progetto, oltre ai ricercatori dell’associazione malgascia GERP.