Uno studio dell’ILO trasforma i Green Jobs in Decent Jobs
“E’ tempo di muoverci verso un’economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e da un alto tasso di posti di lavoro. I green jobs posseggono in sé la promessa di un triplo dividendo: imprese sostenibili, riduzione della povertà e ripresa economica basata sul lavoro”. Queste è la visione di Juan Somavia, direttore generale dell’International Labour Organization (ILO). Questa è anche la base di partenza del programma stilato dall’ILO riguardante i green jobs.
Secondo uno studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, la nozione di green jobs riassume la trasformazione delle economie, delle imprese, e degli stessi mercati del lavoro, in una economia sostenibile che provvede alla diffusione di “lavori decenti” (decent work). A tal proposito la definizione di green jobs nel rapporto dell’ILO è esemplare: “i lavori sono green quando aiutano a ridurre gli impatti ambientali negativi”. Di conseguenza i green jobs sono dei decent jobs quando riducono il consumo di energia e di materie prime, quando limitano le emissioni di gas inquinanti, quando riducono al minimo i rifiuti e l’inquinamento e quando proteggono l’ecosistema.
Dunque, tutti i settori lavorativi e qualsiasi tipo di impresa, nonché sia nelle aree rurali che in quelle urbane, si possono creare green jobs. Inoltre, sempre secondo il rapporto dell’ILO, il potenziale per la creazione di green jobs esiste nei paesi a tutti i livelli di sviluppo economico.
In generale, la creazione di lavori che siano direttamente identificabili come green jobs si ha con la produzione di beni e servizi che possano essere definiti eco-sostenibili. Esiste però anche la creazione di flussi indiretti di lavoro che sono comunque green per la sostenibilità delle materie prime e della modalità del processo produttivo dei beni finiti. Tra questi, in una scala di valutazione, ai posti più alti della classifica, si posizionano quei lavori che sono caratterizzati dall’uso efficiente delle risorse energetiche e delle materie prime.
Dunque, quando si parla di green jobs è opportuno avere una visione di insieme. Questa trova una semplificazione nelle priorità che si è imposta l’ILO al fine di definire il proprio programma sul lavoro eco-sostenibile. In primo luogo, è opportuna un’analisi della dimensione del mercato del lavoro in generale, seguita da approcci pratici per la costruzione e diffusione di imprese ecologiche. Queste due priorità sono poi seguite dalla necessità di trasformare in green jobs, i lavori nel settore dei rifiuti, di adattarsi al cambiamento climatico e di sviluppare energie rinnovabili. Queste priorità sono poi accompagnate dall’analisi di sei settori economici che, secondo l’ILO, sono particolarmente importanti in termini di emissioni di gas inquinanti e di uso delle risorse naturali in qualità di materie prime, dunque hanno un elevato potenziale per la creazione di green jobs.. In primis, il settore relativo al rifornimento energetico e alle energie rinnovabili, dove più di 2,3 milioni di posti di lavoro sono stati creati negli ultimi anni. Un ottimo esempio è la Germania, in cui il numero di lavoratori nel settore delle energie pulite si è quadruplicato in meno di dieci anni. Un altro settore economico fertile per la nascita di green jobs è quello dell’edilizia, soprattutto se si ragiona in termini di costruzione e restaurazione di edifici che siano o diventino energeticamente efficienti. Poi vi è l’ambito, ormai ovvio, dei trasporti che, con l’obiettivo di ridurre l’impronta ambientale dei mezzi di trasporto, crea sistemi e progetti che a loro volta creano lavori eco. Il settore dell’industria pesante potrebbe essere un’ottima fucina di lavori green, se venissero attuate politiche d’impresa volte al riciclaggio. Infine, i settori agricolo e delle foreste che sono allo stesso tempo estremamente vulnerabili al cambiamento climatico, nonché i suoi maggiori contributori. Nel caso dell’agricoltura la soluzione accompagnata dalla nascita di lavori sostenibili, potrebbe essere la diffusione dell’agricoltura biologica ma anche lo sviluppo di piccole o medie aziende agricole, in cui il controllo è più semplice da attuare. L’importanza della conservazione delle foreste, ci suggerisce quanto sia necessario il ruolo giocato dai green jobs in questo settore.
Ad ogni modo, quali sono concretamente i green jobs? In realtà questi abbracciano un’ampia gamma di profili occupazionali, di capacità e di conoscenze. Alcuni costituiscono interamente dei nuovi tipi di lavori, altri sono costruiti sulle tradizionali occupazioni, attraverso delle modifiche sulle competenze e sui contenuti. Inoltre, molto spesso, nei casi delle nuove industrie e dei nuovi settori, ad esempio quello dell’eolico e del fotovoltaico, i rifornimenti arrivano comunque dalle industrie tradizionali come quella del ferro e dell’acciaio. Di conseguenza è evidente che anche queste ultime devono costituiscono un potenziale per lo sviluppo di green jobs.
Gli elementi importanti in questo processo di trasformazione e conversione non possono che essere la formazione rivolta direttamente ai lavoratori, e l’adozione di politiche aziendali e di investimenti adeguati da parte delle istituzioni pubbliche e private. L’obiettivo, messo in evidenza dallo studio dell’ILO, dovrebbe essere quello di trovare un equilibrio tra posti di lavoro che tenderanno a scomparire con i nuovi lavori green che rimpiazzeranno i primi. Il tipico esempio è quello delle occupazioni nell’ambito delle energie rinnovabili che dovrebbero rimpiazzare quelle nel settore dei combustibili fossili. Dunque è evidente, quanto in questa transizione, sia importante l’acquisizione della competenza e gli investimenti giusti.
Donatella Scatamacchia