Sostenibilità e riscatto dei detenuti: compostaggio di comunità e orti al carcere di Rieti
Le buone pratiche ambientali diventano un’opportunità di riscatto per i detenuti. Accade a Rieti, dove nella Casa Circondariale è stato avviato “Carcere Verde”, un progetto che punta a ridurre i rifiuti prodotti dalla struttura coinvolgendo in prima persona i detenuti e permette di ottenere importanti risparmi sia in termini economici che ambientali. Sono stati avviati anche una serie di incontri finalizzati alla sottoscrizione di un protocollo di intesa per la formazione del personale interno, la manutenzione della compostiera ed il monitoraggio con analisi dell’ammendante organico. La tracciabilità ed analisi dell’intero ciclo potrà essere verificata da una collaborazione con il centro ENEA. La corretta gestione degli scarti organici alimentari, unitamente alla loro valorizzazione e reimpiego, sono la base di questo progetto rieducativo in ambito detentivo che punta a diventare un modello da estendere a livello nazionale.
Il progetto “Carcere Verde”, presentato in occasione di Ecomondo 2014 dalla Provincia di Rieti, City Net e da Achab Group, che ne hanno curato la realizzazione, prevede di trattare in loco il rifiuto organico prodotto dalla mensa carceraria – che da solo costituisce circa il 30%-40% del totale degli scarti prodotti all’interno della struttura, attraverso la trasformazione di questo rifiuto in compost.
Il metodo utilizzato per il trattamento del rifiuto organico è il cosiddetto compostaggio di comunità con sistema aerobico, pratica che prevede l’utilizzo di una compostiera elettromeccanica Big Hanna. Si tratta di macchine che permettono di trasformare direttamente in loco lo scarto della preparazione dei pasti e gli avanzi di cibo in ottimo compost riutilizzabile. Il processo di compostaggio è naturale, senza impiego di additivi chimici ed è completamente automatizzato.
La Provincia di Rieti, prima provincia nel Lazio, all’interno del proprio programma di prevenzione e riduzione dei rifiuti, ha acquistato e conferito alla Casa circondariale una compostiera elettromeccanica Big Hanna T120 per trattare sul posto gli scarti organici e trasformarli in compost. Una volta ottenuto il fertilizzante, questo potrà essere impiegato all’interno del carcere per la realizzazione di orti e serre, dove i detenuti avranno l’opportunità di coltivare varie tipologie di prodotti, da destinarsi al consumo interno e alla commercializzazione esterna di una linea di prodotti biologici da poter mettere sul mercato.
Oltre agli aspetti educativi e di coinvolgimento sociale, il compostaggio di comunità è una pratica che riserva notevoli vantaggi dal punto di vista ambientale. L’impatto ambientale del rifiuto è praticamente azzerato mentre le emissioni di CO2 equivalente, legate ai trasporti di questa tipologia di rifiuto, si riducono drasticamente, dato che il trattamento avviene sul posto e non prevede trasporti a distanza: si stima che per ogni tonnellata di materiale compostato sul posto, si ottenga un risparmio in emissioni di CO2equivalente in atmosfera, pari a 461 kg.
Ma i vantaggi non si fermano qui. Attraverso questo progetto, l’amministrazione penitenziaria potrà avere la possibilità di beneficiare di importanti sconti e riduzione sulla tariffa rifiuti grazie all’auto-compostaggio del rifiuto organico. Un ulteriore vantaggio offerto da questo sistema è infine legato alla sicurezza della Struttura Penitenziaria che deriva dalla riduzione degli accessi da parte di personale esterno ed automezzi per il servizio di raccolta dei rifiuti.