Scuole lombarde bocciate in efficienza energetica. Solo una su cinquanta in classe A
Vecchie, inefficienti e sprecone. È questo l’identikit delle scuole che hanno riaperto le porte, lunedì 15, ai bambini e ragazzi lombardi. Solo una scuola su 50 è in classe A o A+, mentre un edificio su due è in classe G (l’ultima, per intenderci). I nostri figli passano, insomma, la gran parte della loro giornata in veri e propri colabrodo energetici, per i quali tra interventi “urgenti” e azioni di manutenzione straordinaria si spende ogni anno oltre 300 milioni di Euro.
È quanto emerge dallo studio realizzato da Rete Irene, il primo network di imprese lombarde specializzato in riqualificazione energetica, su una base di 2.170 scuole pubbliche primarie e secondarie della Lombardia. Studio che ha poi analizzato e rielaborato i dati dell’ultimo dossier Ecosistema Scuola di Legambiente.
Innanzitutto uno sguardo al panorama dell’età degli edifici scolastici della Lombardia: il 74,6% (in pratica 3 scuole su 4) è stato costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore della normativa antisismica (percentuale sensibilmente più alta del 61,3% nazionale). Da segnalare poi come la costruzione di oltre una scuola su quattro (27,4%) risalga addirittura a prima del 1940. Appena il 3,5% delle scuole in Lombardia è stato edificato dopo il 1990.
Secondo il dossier di Legambiente il 49,1% delle scuole lombarde necessita di interventi di manutenzione urgente, contro una media nazionale del 37,6%, mentre il 58,5% ha goduto di interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni.
Se si considera che il costo medio di ogni singolo intervento di manutenzione straordinaria si avvicina ai 50 mila euro, che la media annua di spesa per ogni singolo edificio scolastico è di oltre 72 mila euro e che il numero delle scuole lombarde che negli ultimi 5 anni ha realizzato interventi straordinari di manutenzione sono oltre 4 mila, Rete Irene stima un costo annuo (unicamente di interventi di manutenzione straordinaria) di quasi 300 milioni di euro. Senza contare, ovviamente, lo spreco di costi in termini di bollette, a partire dal riscaldamento.
“Si tratta di cifre che si possono tagliare in maniera radicale, spiega Manuel Castoldi, presidente di Rete Irene, semplicemente operando una diagnosi che permetta di razionalizzare gli interventi di manutenzione ordinaria e individuare le priorità in termini di riqualificazione energetica”.
Ma quali sono i “buchi” più diffusi che fanno sprecare risorse inutilmente e che si potrebbero tappare con interventi mirati di riqualificazione? Al primo posto c’è la sostituzione dei serramenti e degli infissi. Un intervento che andrebbe eseguito nel 49% delle scuole lombarde (in pratica una su due); poi c’è la necessità di un miglioramento o riqualificazione dell’impianto di riscaldamento (individuato come necessario nel 37% delle scuole). Al terzo posto la necessità di operare un isolamento delle pareti e del tetto, possibile attraverso diversi gradi di incisività, a seconda dell’età e dello stato dell’edificio scolastico (31% delle scuole, quasi una su tre).
Se infatti si va a guardare la distribuzione per classi energetiche degli edifici lombardi il quadro che emerge è allarmante. Solo il 2% di essi ha una certificazione che le colloca in classe A o A+. Il 13% si colloca fra la classe B e la classe C (una situazione che si può considerare ancora facilmente razionalizzabile), un altro 33% si divide le mediocri classi energetiche D, E ed F, mentre il rimanente 52% ristagna in ultima classe, la G, la peggiore.
C’è da segnalare come le scuole milanesi si collochino al 33° posto nella classifica nazionale della qualità dell’edilizia scolastica: 10 posizioni sotto l’Aquila, che però ha subito il terribile sisma del 2009. Molto meglio Sondrio, al 9° posto, Brescia al 10°, Bergamo al 21°, Lecco al 24° e Como al 30°. Male Varese al 42°, Lodi al 44°, Cremona al 51° e Mantova (che ha risentito del sisma del 2012) al 57°. Monza e Pavia sono i comuni capoluogo di cui non sono disponibili i dati.
Infine, soltanto il 5,2% gli edifici scolastici lombardi utilizza fonti di energia rinnovabile, meno della metà del dato medio nazionale (13,5%). Rispetto ai soli edifici che utilizzano le rinnovabili, gli impianti solari fotovoltaici, con l’89,7%, sono i più utilizzati, seguiti dagli impianti solari termici con il 15,4%, e dalla geotermia, con il 5,1%. La percentuale sulla geotermia tuttavia è la più alta tra le regioni italiane. Lodi è la città con la più alta percentuale di edifici scolastici che utilizzano fonti d’energia rinnovabile. Segno che dove gli interventi vengono pianificati in maniera funzionale, si sviluppano buone pratiche da prendere come esempio.