Qualificazione ambientale ed aree produttive: in una ricerca la situazione in Italia
Sono sei le Regioni più all’avanguardia sul tema, con oltre 80 aree industriali orientate a qualificarsi come APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate), per una superficie complessiva di quasi 10.000 ettari.
Una ricerca, realizzata da ERVET nell’ambito della Rete Cartesio, analizza stato dell’arte e prospettive. Il lavoro è stato presentato in un convegno a Bologna e rientra tra le iniziative realizzate in Regione all’interno della strategia per la produzione e consumo sostenibile.
Le aree industriali non possono infatti essere dislocate indiscriminatamente sul territorio, ma devono essere pianificate, al fine di ridurre al minimo l’impatto ambientale e conseguire la massima efficienza energetica. In Italia il tema delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, o APEA, è stato introdotto nell’ordinamento giuridico nazionale quasi 13 anni fa (con il D.Lgs. 112/98) e recentemente sono stati sviluppati nuovi strumenti normativi e finanziari. Le APEA si caratterizzano per progetti innovativi dal punto di vista della sostenibilità ambientale, con particolare attenzione al risparmio energetico, all’utilizzo di fonti rinnovabili, alla razionalizzazione della logistica dei trasporti, con interventi che riguardano in particolare la creazione di centrali di cogenerazione, reti di teleriscaldamento e impianti fotovoltaici.
Emilia-Romagna, Friuli, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana: attualmente sono queste sei le regioni più all’avanguardia sul tema, con oltre 80 aree industriali orientate a qualificarsi come APEA per una superficie complessiva di quasi 10.000 ettari. Il rapporto “Le aree produttive ecologicamente attrezzate in Italia: stato dell’arte e prospettive”, presentato ieri a Bologna nel corso di un convegno, analizza il loro livello di diffusione in Italia e il grado di omogeneità.
La ricerca è stata realizzata da ERVET S.p.A – l’agenzia di sviluppo territoriale della Regione Emilia-Romagna – nell’ambito della Rete Cartesio, un network finalizzato allo sviluppo di politiche di sostenibilità nelle aree e nei distretti industriali al quale aderiscono enti pubblici, istituti di ricerca e rappresentanti del mondo produttivo.
Attraverso il coinvolgimento di 6 regioni è stato possibile ricostruire un quadro degli ambiti produttivi impegnati in un percorso di qualificazione ambientale e di miglioramento gestionale. Il quadro generale che ne risulta conta 83 realtà, di cui 30 in Emilia-Romagna, 21 in Friuli Venezia Giulia, 15 in Liguria, 9 in Toscana, 7 nelle Marche, 1 in Piemonte. Il numero di iniziative per ogni regione è piuttosto variabile, dipendendo dalle scelte strategiche delle amministrazioni, ma anche dalla fase di maturazione degli strumenti messi in atto (norme, regolamenti, linee guida, bandi di finanziamento, ecc.).
L’indagine ha approfondito 14 casi di studio. Si tratta di aree la cui caratterizzazione produttiva vede la prevalenza di aziende manifatturiere che, su una superficie complessiva di oltre 2.000 ettari, ospitano in totale più di 1.000 aziende ed oltre 20.000 addetti.
Anche le dimensioni sono molto variabili (da un minimo di quattro ettari in Liguria ad un massimo di 560 ettari dell’area SPIP Parma in Emilia Romagna), con la presenza di un gestore d’area a prevalente capitale misto (55%) con forte componente pubblica.
La preferenza per la matrice pubblica si giustifica in parte con il fattore garanzia che questa rappresenta a fronte di iniziative spesso sperimentali ed inoltre per il ruolo di interlocutore tra imprese e istituzioni che essa può svolgere.
Sistemi per la raccolta, il trattamento e il recupero e riutilizzo delle acque, dotazioni di verde e valorizzazione degli elementi naturalistici, opere di messa in sicurezza dell’area, centri servizi (mensa, centro direzionale, asilo), reti per le telecomunicazioni di tipo avanzato (wireless, banda larga) e impianti centralizzati per la produzione di energia costituiscono le principali dotazioni rilevate.
Le aree si segnalano inoltre per progetti di sviluppo che porteranno nel breve periodo un incremento di tali dotazioni, in particolare nei settori energia, rifiuti e gestione delle acque (approvvigionamento e smaltimento).
Tuttavia, ad oltre 10 anni dall’introduzione delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate nell’ordinamento italiano solo otto regioni hanno disciplinato l’argomento con proprie leggi e norme.
La ricerca evidenzia come le APEA rappresentino comunque un elemento strategico nelle politiche industriali e ambientali delle Regioni che hanno affrontato l’argomento.
Il tema presenta notevoli potenzialità a fronte degli investimenti erogati dalle Regioni analizzate (complessivamente circa 100 milioni di euro), i quali serviranno per finanziare dotazioni impiantistiche e territoriali, ma anche a sostenere le attività del gestore unitario o la predisposizione di studi di fattibilità.