Progetto MEDINA: satelliti per studiare la salute del mare
Gli scienziati hanno iniziato a indagare la salute del Mediterraneo lungo le coste nordafricane grazie ai satelliti. Temperatura della superficie del mare, trasparenza, presenza di sostanze organiche, concentrazione della clorofilla sono alcuni dei dati forniti dal telerilevamento. Come mettere questa tecnologia al servizio di biologi marini e istituzioni di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto è tra gli obiettivi del progetto MEDINA, finanziato con 3,5 milioni di euro dalla Commissione Europea e giunto alle sue fasi finali. L’Università Ca’ Foscari Venezia è capofila del gruppo di ricerca, che comprende 12 enti europei e nordafricani, tra i quali l’Agenzia Spaziale Europea, il Joint Research Centre dell’Unione Europea e il CNR.
«I satelliti rendono accessibili molti dati che, opportunamente integrati con dati di campo e risultati di modelli matematici, consentono di valutare lo stato dell’ambiente marino. In prospettiva, l’importanza dei dati da “remote sensing” andrà aumentando, grazie al rapido miglioramento della loro risoluzione spaziale e spettrale – spiega Roberto Pastres, coordinatore del progetto MEDINA e professore associato di Chimica Ambientale all’Università Ca’ Foscari Venezia – Con i risultati, su cui stiamo lavorando, potranno essere migliorate la gestione delle problematiche ambientali e la tutela della biodiversità lungo le coste nordafricane».
Cinque i casi di studio sui quali si concentra l’attenzione dei ricercatori, secondo i quali, il Golfo di Gabès, in Tunisia, presenta condizioni adatte ad essere ripopolato con Posidonia oceanica, la più diffusa pianta marina mediterranea, che un tempo ricopriva quei fondali e oggi in forte declino a causa della pressione esercitata da industria chimica, turismo e pesca a strascico. Sotto la lente degli scienziati anche l’ecosistema del lago costiero Burullus, dove viene pescato o allevato circa il 20% del pesce egiziano, la laguna di Nador in Marocco, il Golfo di Sirte in Libia e la baia di Bèjaia in Algeria.
I risultati principali del progetto saranno fruibili attraverso mappe di indicatori dello stato dell’ambiente marino e delle principali “pressioni” antropiche, quali, ad esempio, la densità di popolazione lungo la fascia costiera. Alcune di esse sono già disponibili per ricercatori e cittadini dal portale web medinageoportal.eu. I dati raccolti ed elaborati da Medina saranno messi a disposizione della comunità scientifica e dei decisori politici grazie al collegamento tra il portale MEDINA eGEOSS, il “sistema di sistemi” dei dati ambientali.
Ca’ Foscari Venezia è capofila del team che comprende: Università Autonoma di Barcellona, Università Pablo Olavide di Siviglia, l’Università Abdelmalek Essaadi di Tangeri (Marocco), il Joint Research Centre dell’Unione Europea, il National Institute of Oceanography and Fishery egiziano, l’UICN Unione internazionale per la conservazione delle risorse naturali, il Commisariat National du Littoral (Algeria), il Plymouth Marine Laboratory (Regno Unito), ACRI Etudes de Conseil (Marocco), l’Agenzia Spaziale Europea e il Consiglio Nazionale delle Ricerche.