Intesa tra il Parco Gran Sasso e Bioparco di Roma per una nuova struttura faunistica
L’esigenza di una nuova progettualità, per valorizzare la biodiversità del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, trova occasione di condivisione nel progetto del Parco Faunistico del Gran Sasso d’Italia, che sorgerà nell’emozionante cornice del “Paretone”, nel versante teramano del massiccio, e nella località del Vasto, nel comprensorio aquilano.
E’ stato firmato tra l’Ente Parco e la Fondazione Bioparco di Roma, un Protocollo d’Intesa, le cui azioni si concretizzeranno in una consulenza, della Fondazione per fornire all’area protetta il necessario know how e le specifiche competenze sia in fase di realizzazione, sia nella gestione del patrimonio faunistico.
Il Protocollo d’Intesa è stato presentato ieri a Roma in Campidoglio, nell’ambito dell’incontro “L’uso sociale delle aree protette urbane e periurbane”, organizzato dalla Presidenza di Roma Capitale e dalla Fondazione Bioparco di Roma. All’incontro hanno partecipato il Presidente del Parco Arturo Diaconale, il Presidente della Fondazione Bioparco, Paolo Giuntarelli, il Sindaco di Isola del Gran Sasso, Alfredo Di Varano, il Presidente della Società Geografica Italiana Franco Salvatori, l’Assessore all’Ambiente del Comune di Roma, Marco Visconti, il Prof.Aniello Angelo Avella della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata e il Presidente della Commissione Ambiente del Comune di Roma, Andrea De Priamo.
I parchi faunistici sono una novità del sistema nazionale delle aree protette, perché, pur ispirandosi ai wild park tedeschi, aggiungono a quelle esperienze finalità di conservazione, ricerca ed educazione alla sostenibilità ambientale. Il progetto del Parco Faunistico del Gran Sasso d’Italia, in particolare, farà tesoro delle esperienze scaturite dai molteplici progetti “Life+“ che l’Ente da anni realizza, intercettando finanziamenti europei per la reintroduzione e la salvaguardia di specie peculiari dell’ecosistema appenninico, quali il camoscio, il lupo e il cervo.
Nella piena osservanza delle normative vigenti, il progetto non prevede l’edificazione di nuove strutture ma opere di riqualificazione, con rimozione dei detrattori ambientali residui degli ex cantieri Cogefar, ovvero i villaggi edificati all’epoca della realizzazione del traforo del Gran Sasso. Le aree faunistiche occuperanno porzioni di territorio piuttosto estese ed idonee al mantenimento, in condizioni seminaturali, di animali selvatici e domestici, che i visitatori potranno osservare usufruendo di appositi sentieri attrezzati. La composizione degli habitat avverrà per gradi, partendo dagli elementi più facilmente gestibili ed unendo via via i più complessi.
L’opportunità di un’intesa istituzionale con il Parco Gran Sasso Laga è stata bene accolta dal Presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Paolo Giuntarelli, per il quale «Le finalità del progetto sono pienamente rispondenti alle attese della Fondazione di operare per una vasta ed eterogenea cultura ambientale, facendo leva sull’emotività che scatena l’incontro ravvicinato con gli animali».
Soddisfazione per l’accordo è stata espressa anche dal Presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Arturo Diaconale, in quanto il Parco «potrà sostenere un progetto che unisce finalità di tutela e di sviluppo e che prefigura effetti rivitalizzanti, anche in termini di occupazione, per l’economia delle aree interne».
Non ultimo, in un’ottica di sistema, la prossimità con il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, nel versante teramano, e con il Santuario del Beato Giovanni Paolo II, in quello aquilano, potrà consentire al Parco Faunistico di intercettare differenziati flussi di visitatori. Il progetto, naturalmente, dovrà essere condiviso, sia in fase di concertazione che in fase progettuale, non soltanto con le Amministrazioni Comunali di Isola del Gran Sasso e dell’Aquila, ma anche con tutti i portatori d’interesse territoriali, in particolare con i proprietari dei terreni e le comunità residenti.