Operativa la flotta antinquinamento marino
“La flotta di pronto intervento contro l’inquinamento marino da idrocarburi salpa le ancore oggi, dopo due anni di stenti. E’ questa una buona notizia per la salute del mare, che però non può ridursi all’impegno di un momento”, è questo il commento del WWF, nel primo giorno di operatività della Convenzione tra Ministero dell’Ambiente e Castalia.
“Nel 2009 non esisteva alcuna Convenzione e nel 2010 si è andati avanti con ‘accordi ponte’, nel 2012 saremo a regime, grazie alla Convenzione biennale, assegnata per la prima volta con gara, ma già dal 2013 ci saranno meno risorse e nel 2014 gli stanziamenti sono a zero. Su questi temi, per un Paese che ha 8 mila km di costa, non si può scherzare, né improvvisare ogni volta. Bene ha fatto il Ministero dell’Ambiente, pur nel quadro attuale dei pesanti tagli voluti dal Ministero dell’Economia, a rilanciare un presidio operativo che non ha alcun altro Paese del Mediterraneo – continua il WWF – “Ma diciamoci francamente che i 40 mezzi navali a disposizione in tutta Italia (10 di altura e 30 costieri, che possono operare fino a 20 miglia), sono il minimo che si possa pretendere in un Paese da cui passa il 40% dei traffici petroliferi del Mediterraneo e che nell’aprile 1991 si è trovato, ad esempio, a dover intervenire con decine di mezzi, contemporaneamente a Livorno, in Toscana, a far fronte alle gravissime conseguenze della collisione tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo e ad Arenzano, in Liguria, contenere lo sversamento in mare di petrolio provocato dall’affondamento della superpetroliera Haven (che, con a bordo 144 mila tonnellate di greggio ha provocato il più grave inquinamento da idrocarburi mai avvenuto nel Mediterraneo).”
Oggi, ricorda il WWF, per il pronto intervento, regolato dalla Convenzione, ci sono 25 milioni di euro l’anno e altri 5 milioni circa vengono assegnati alle Capitanerie di porto per la loro attività di vigilanza a tutela dell’ambiente marino.
Per la ‘prevenzione’ del mare l’Italia ha a disposizione 30 milioni di euro l’anno per far fronte ad un rischio molto elevato: troppo poco considerando la posizione biogeografica della Penisola nel Mediterraneo e il fatto che questo bacino venga attraversato quotidianamente da 300 petroliere, che solo svolgendo operazioni standard [lavaggio delle cisterne, scarico delle acque di zavorra e di sentina ecc.] provocano il cosiddetto ‘inquinamento sistematico’, sversando in mare almeno 600 mila tonnellate di idrocarburi ogni anno.