“One Planet Food”, la piattaforma WWF per l’alimentazione
“Non ‘mangiamoci’ il Pianeta, aggiungi un link a tavola”. Con questo slogan, nell’ambito della road map WWF di avvicinamento a Rio+20 dedicata al tema “Food, Water, Energy for all. For ever”, il WWF Italia lancia su alimentazione.wwf.it “One Planet Food”, la nuova piattaforma web interamente dedicata all’alimentazione e a tutti gli ‘affamati’ di news sul rapporto tra cibo e ambiente: dal cambiamento climatico all’agricoltura, dalla salute umana ai consigli per menù green a basso contenuto di acqua e CO2 e una spesa ‘anticrisi’ con prodotti di stagione e a km ø per attrezzarsi contro il recente carocarburante e favorire l’economia locale.
Una guida per esplorare e migliorare a 360 ° il legame tra il cibo, i sistemi naturali della Terra e la salute umana con tante informazioni e strumenti dedicati a cittadini, istituzioni e imprese, come ad esempio eco-ricette, video-lezioni per ragazzi e adulti e il “carrello della spesa virtuale” per calcolare quanta acqua e CO2 mettiamo nel piatto (improntawwf.it/carrello), e a arricchita dalle storie e iniziative di chi ha già scelto uno stile green a tavola, sul mercato e nelle attività istituzionali.
L’obiettivo della piattaforma è avviare un processo di cambiamento che conduca a modelli alimentari a basso impatto ambientale che contribuiscano: alla conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, ottimizzando la gestione delle risorse naturali, alla sicurezza alimentare e nutrizionale nonché a unavita sana per le generazioni presenti e future, al rispetto della cultura e delle tradizioni e al conseguimento di una maggiore equità nella gestione globale del cibo.
“La mission del WWF è realizzare un futuro in cui le persone e la natura possano vivere in armonia: questo non può prescindere dal riconsiderare la qualità e quantità di cibo che mangiamo e dove e come questo venga prodotto – spiega Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia -. Le priorità di intervento del WWF riguardano la riduzione dell’insostenibilità delle filiere alimentari, non solo per la tutela della nostra salute, ma anche per ridurre gli impatti sugli ecosistemi, gestire correttamente le risorse naturali rinnovabili, preservare specie animali e vegetali, sia domestiche sia selvatiche”.
Ecco i dati sugli ambiti strategici legati all’alimentazione attraverso i quali è possibile incidere, anche a tavola, sulla salvaguardia del Pianeta e del proprio benessere:
Agricoltura: il nostro “peso” ecologico a tavola. “Mangiare e’ un atto agricolo ed ecologico”, è il motto coniato dall’agricoltore poeta e filosofo Wendell Berry, che riassume la relazione tra alimentazione, agricoltura e sostenibilità ambientale. L’agricoltura è infatti il settore fondamentale per poter incidere sull’impatto ambientale della nostra alimentazione, indirizzando le proprie scelte alimentari verso cibi coltivati con tecniche rispettose della biodiversità, dell’uso responsabile dell’acqua e del clima (grazie anche a strumenti normativi come la Politica Agricola Comune dell’Unione Europea) e favorendo i cultivar antichi, cioè le forme delle specie di piante alimentari in via di estinzione. Una convivenza possibile come dimostrato dal WWF con il progetto di conservazione ‘Terre dell’Oasi’, promosso in collaborazione con LegaCoop, esempio di un’economia in grado di coniugare agricoltura e tutela della natura creando occupazione locale e recuperando prodotti tipici del posto. Queste le cifre del nostro ‘peso’ a tavola sulla natura: il 92% del territorio europeo è occupato da aree rurali e in Italia le aree agricole di elevato valore naturale interessano circa 6 milioni di ettari, il 32% della superficie agricola totale, circa il 50% delle specie animali selvatiche minacciate o in declino sono dipendenti in varia misura dagli ambienti agricoli, 3 colture – riso, mais and grano - forniscono il 60% delle calorie e proteine vegetali, il 12% della popolazione mondiale vive quasi esclusivamente dei prodotti provenienti dai ruminanti, il 20% delle razze zootecniche è a rischio estinzione (solo in Italia delle 30 razze di bovini, 8 sono in via di estinzione con meno di 350 capi ciascuna); il 26% della superficie terrestre è occupata dai pascoli; il 33% della produzione agricola è utilizzato per la produzione di mangimi; 13 milioni di ettari di foresta sono stati convertiti ogni anno nell’ultimo decennio ad altri usi o perduti; il settore zootecnico è il più grande utilizzatore di suolo del mondo, il 25% della superficie agricola mondiale è degradata; 90 i kg di carne che mangia ogni italiano in un anno (di cui circa un quarto è carne bovina).
Obesità, fame e “veleni” nel piatto: ecatombe in cucina. 2 miliardi le persone mal-nutrite al mondo, di cui 1 miliardo sono obese e un altro miliardo soffre la fame. L’obesità, infatti, è al 5° posto tra le 10 principali cause di morte al mondo. Un’ecatombe che potrebbe essere scongiurata se si considera che il 60% delle morti registrate a livello globale potrebbe essere evitato con una corretta alimentazione e una moderata attività fisica e che il 5% dei problemi di salute sono causati da scorrette abitudini di vita e cattiva alimentazione. Secondo la dieta mediterranea, infatti, solo il 12-15% delle calorie dovrebbe provenire dalle proteine. Alle cattive abitudini si aggiungono i rischi nel piatto: l’alimentazione è la via principale di esposizione a sostanze chimiche potenzialmente tossiche; sono 100mila i composti chimici immessi nell’ambiente, negli ultimi 50 anni, dalla specie umana, tra cui sostanze con capacità di interferire con il sistema endocrino presenti anche nei cibi e negli imballaggi.
Biodiversità e habitat: 10mila specie fà. Si stima che, durante la storia dell’umanità, siano state utilizzate circa 10mila specie per l’alimentazione umana e l’agricoltura (solo in cento anni, tra il 1900 ed il 2000, è andato perso il 75% della diversità delle colture che ci alimentano). Sono invece 12 le specie vegetali e 5 quelle animali che forniscono circa il 75% degli alimenti; 6 razze di animali domestici vengono perse ogni mese e, per quanto riguarda la pesca, l’82% degli stock ittici del Mar Mediterraneo è sovra sfruttato.
Cambiamenti climatico: menù a base di gas serra e CO2. Per ogni kg di cibo si emettono in media 4,5 Kg di CO2, mentre 1/3 delle emissioni globali di gas serra sono attribuibili al settore agroalimentare (impronta di carbonio). Inoltre il 18% di tutte le emissioni di gas serra provengono dalla zootecnia; nel 2010, sul pianeta c’erano 26,7 miliardi di animali da allevamento di cui 1,4 miliardi di bovini: una mucca può produrre dai 100 ai 500 litri di metano al giorno.
Dall’impronta idrica ai rifiuti: appetiti “insostenibili”. 15.500 i litri di acqua che occorrono per produrre 1 kg di carne di manzo (impronta idrica), 200 i kg di imballaggiche ciascuno getta tra i rifiuti ogni anno in Italia e il 98% della produzione agricola fresca italiana percorre oltre 50 km dal luogo di produzione fino alle nostre tavole. In termini di spreco invece: 1/3 del cibo prodotto per il consumo umano viene perduto o sprecato ogni anno, 20 milioni le tonnellate di cibo buttate ogni anno solo in Italia, mentre il 40% dello spreco dei paesi ricchi avviene a livello della distribuzione e dei consumi.