OGM, l’Italia conferma la messa al bando
L’Italia si conferma “libera da OGM” e la metà dei Paesi dell’Unione Europea sta facendo lo stesso, emanando bandi nazionali che vietano la coltivazione di OGM sul proprio territorio. Sarebbero almeno 14 gli Stati Membri che di OGM non vogliono saperne, ma altri potrebbero aggiungersi perché la comunicazione formale alla Commissione Europea può pervenire fino al prossimo 3 ottobre.
«Con l’invio odierno alla Commissione Europea delle richieste di esclusione di coltivare tutti gli OGM autorizzati a livello europeo sull’intero territorio nazionale, l’Italia si conferma Paese libero dagli OGM», afferma Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia.
Oltre all’Italia, fino a oggi nove Paesi (Austria, Croazia, Francia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Olanda e Polonia) e una Regione (Vallonia, in Belgio) hanno già formalmente notificato alla Commissione Europea l’intenzione di mettere al bando le coltivazioni OGM. Utilizzando le procedure previste dalla Direttiva 2015/412 approvata nel corso della Presidenza Italiana dell’UE lo scorso anno, risulta che stiano arrivando anche le notifiche di Danimarca, Germania, Slovenia, Bulgaria e di altre due Regioni (Scozia e Irlanda del Nord).
A vietare gli OGM sul proprio territorio sarebbero così 14 Paesi e 3 Regioni, pari al 65 per cento della popolazione dell’Unione Europea e al 66,2 per cento della terra coltivabile. Altri Paesi potrebbero aggiungersi prima della scadenza di domani.
La coltivazione del MON810, ad esempio, era stata finora bloccata dalla cosiddetta “clausola di salvaguardia” solo in nove Paesi UE (Italia, Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Lussemburgo e Polonia). Ma i bandi notificati fino a oggi non si limitano all’unico OGM già autorizzato per la coltivazione in Europa – il mais della Monsanto MON810 – ma riguardano anche gli altri sette mais OGM per i quali è stata chiesta autorizzazione alla coltivazione in Europa.
«Adesso dobbiamo bloccare l’approvazione di nuovi OGM e rivedere completamente il processo di valutazione dei rischi e di autorizzazione degli OGM a livello europeo. È un impegno che il Commissario Juncker deve mantenere», conclude Ferrario di Greenpeace.
A luglio 2014, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker disse infatti che la Commissione non avrebbe dovuto andare contro la maggioranza dei Paesi UE sulle colture OGM, eppure non si è ancora pervenuti a una proposta di legge per realizzare questo obiettivo. Già nel 2008 i ministri dell’Ambiente dell’UE avevano chiesto all’unanimità alla Commissione di rivedere la procedura di autorizzazione. La Commissione, per adesso, non ha ancora agito e le attuali valutazioni di rischio dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) sembrano continuare ad ignorare lo spirito e la lettera di quanto previsto dalla Direttiva 2001/18, che prevede test approfonditi e indipendenti per gli OGM.