MOTUS-E bacchetta il Governo sulla Finanziaria: “non contiene misure per la mobilità elettrica”
MOTUS-E, l’associazione costituita da operatori industriali, mondo accademico e associazionismo ambientale e consumeristico con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia attraverso il dialogo con le Istituzioni, il coinvolgimento del pubblico e programmi di formazione e informazione, ha rilasciato un comunicato stampa in cui rileva che la manovra finanziaria arrivata in Parlamento nei giorni scorsi sarebbe totalmente carente sia sul tema delle infrastrutture di ricarica, che in merito agli incentivi per l’acquisto di auto elettriche.
“In questo modo – si legge nella nota – lo svecchiamento del parco trasporti circolante in Italia resta un miraggio e la riduzione delle emissioni inquinanti un obiettivo difficilmente raggiungibile“. Eppure basterebbe poco, secondo MOTUS-E, che cita il contratto di governo, in cui alla voce Trasporti ci si poneva l’obiettivo di “avviare un percorso finalizzato alla progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina, al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti”.
Stupisce, per questo, che ad oggi nella bozza della “Finanziaria”, manchi qualsiasi riferimento alla mobilità elettrica, proprio mentre, nei giorni immediatamente successivi l’arrivo in Parlamento del documento, il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e il Sottosegretario ai Trasporti e Infrastrutture Michele Dell’Orco parlavano in maniera esplicita di “risorse economiche e incentivi per il cambio dell’auto” e di sostenere un “percorso di incentivazione bonus malus offrendo la possibilità di far pagare meno a chi inquina meno”.
Anche UNRAE, l’organismo che riunisce i rappresentanti esteri dei costruttori di autoveicoli, ha parlato di rinnovo del parco auto italiano come vera e propria “esigenza sociale”, riferendosi ad un parco auto che conta oltre 37 milioni di veicoli ed è costituito da una fortissima componente, pari a circa il 40% del totale, di mezzi appartenenti a classi uguali o inferiori all’Euro 3.
Per questo, mentre l’Europa si appresta a far entrare in vigore obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni inquinanti (previsti dal Regolamento “Emission Performance Regulation for Cars and Vans”) e alcuni paesi europei prendono decisioni analoghe in questa direzione, anche in Italia – secondo MOTUS-E – occorrerebbe accelerare la transizione e garantire un piccolo “boost” iniziale (leggi: incentivi) per superare l’attuale ritardo.
I soldi per farlo potrebbero essere disponibili, se si attingesse al “Catalogo dei sussidi ambientalmente favorevoli e dei sussidi ambientalmente dannosi“, stilato nel 2016 dal Ministero dell’Ambiente. Il Catalogo, in particolare, individua 57 forme di sussidio dannoso per l’ambiente che costano allo Stato ogni anno 16,2 miliardi di euro. MOTUS-E ha mappato il lungo elenco contenuto nel documento: si va dagli sgravi sulle accise di molti combustibili, ai differenziali di tassazione tra benzina e gasolio, fino alle acque minerali, che ovviamente nella stragrande maggioranza dei casi finiscono in una bottiglia di plastica… Anche solo una parte di queste risorse basterebbe per stimolare – almeno nella fase iniziale – forme di trasporto “ambientalmente sostenibili”, contribuendo a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Anche in considerazione del fatto che l’Italia risulterebbe ultima in Europa nella classifica di sviluppo della mobilità sostenibile, nonostante la produzione di energia elettrica più pulita della media europea (grazie alle fonti rinnovabili).
La grande disparità di numeri tra i mezzi inquinanti e l’attuale mercato di veicoli elettrici, secondo l’associazione, fa sì che basterebbero piccolissimi malus o riduzione degli incentivi per chi inquina per generare notevoli bonus di supporto allo sviluppo di mezzi ad impatto zero. Sul tavolo ci sono poi anche proposte di riduzione fiscale (eco-bonus) per gli investimenti in infrastrutture (pubbliche, private, condomini) o acquisto di mezzi elettrici. La possibilità di cessione degli eco-bonus innescherebbe inoltre un circuito virtuoso di mercato, con effetti benefici anche sul gettito IVA dei nuovi investimenti o acquisti di mezzi elettrici. “Basterebbe dunque – conclude la nota – un po’ di coraggio in più, per passare dalle dichiarazioni ai fatti e far partire un capitolo nuovo della politica industriale del nostro Paese. Il tempo è, come sempre, tiranno, ma non perdiamo la speranza”.