Mais OGM? No, grazie. La risposta di Greenpeace allo studio dell’Università di Pisa
Commentando lo studio scientifico sul mais OGM reso noto ieri dalle Università di Pisa e Scuola Superiore Sant’Anna, l’associazione ambientalista Greenpeace sottolinea come le colture OGM, considerate “una panacea per la produzione di cibo”, costituiscano in realtà un freno per l’innovazione ecologica in agricoltura. Sottopongono l’agricoltura al controllo e ai brevetti di poche aziende agrochimiche e a rischi imprevedibili, a danno della biodiversità e del nostro Made in Italy.
“La maggioranza delle colture OGM ha come caratteristica principale la resistenza agli erbicidi o a determinati parassiti, ma la vera sfida per l’agricoltura del futuro è la capacità di adattarsi a un clima che cambia, svincolandosi dall’uso di sostanze pericolose” dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
“Mentre mancano colture OGM ‘resilienti’ ai cambiamenti climatici, esistono tecniche di selezione molto più all’avanguardia ed efficaci come la MAS (Marker Assisted Selection – Selezione Assistita da Marcatori), che sfrutta la conoscenza del DNA per identificare le caratteristiche migliori delle diverse varietà, per effettuare gli incroci più convenienti, senza le problematiche degli OGM. La MAS sta già avendo brillanti risultati come varietà di frumento resistenti alla siccità e varietà di riso resistenti alle inondazioni, già coltivate dagli agricoltori” prosegue Ferrario.
Bisogna investire fondi (pubblici e privati) per una ricerca che serva a sviluppare pratiche e soluzioni sostenibili e l’agroecologia sta già dimostrando il suo potenziale, come riconosciuto anche dai 400 scienziati di fama mondiale, membri dell’International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development (IAASTD), finanziata dall’ONU.
La protezione delle colture, conclude Greenpeace, deve avvenire con un approccio a più livelli: aumentando l’eterogeneità e la diversità dei paesaggi agricoli, tutelando gli habitat degli impollinatori e favorendo i naturali meccanismi di lotta biologica agli infestanti.