Luce verde in Europa per la rete di monitoraggio della CO2
Scatta l’ “ora X” per l’ avvio della rete di monitoraggio dei gas serra in Europa. Si tratta della fase pilota del Progetto ICOS (Integrated Carbon Observation System) finanziato dalla Commissione Europea al fine di realizzare una infrastruttura di ricerca in grado di fornire un quadro preciso del budget di carbonio (fonti di emissione e assorbimenti) in Europa.
Il progetto coinvolge a vario titolo le istituzioni di una ventina di paesi, quali Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Israele, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera. L’Italia, tramite l’Università della Tuscia e il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), con il supporto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha un ruolo chiave di coordinamento dell’intera componente relativa agli ecosistemi terrestri.
Fino ad oggi le misurazioni dei gas serra in Europa sono state troppo eterogenee, non sistematiche e, in ultima analisi, poco sostenibili. ICOS vuole superare queste criticità e costruire le fondamenta di una rete europea di misurazione dei gas serra, che integri tutti i dati provenienti dalle misurazione atmosferiche, marine e terrestri per fornire un bilancio del carbonio e delle tendenze in atto.
Una volta a regime, il progetto ICOS potrà contare su una rete di più di 100 stazioni di monitoraggio coordinate da tre centri tematici (atmosferico, terrestre, marino); su un laboratorio centrale di analisi, e su una sede centrale che sarà responsabile dell’ intera infrastruttura. Tutti i dati raccolti permetteranno, per la prima volta in Europa, di conoscere quasi in tempo reale le emissioni di gas serra e quante di queste emissioni siano assorbite dagli ecosistemi terrestri, così da formulare un bilancio europeo del carbonio. Questa massa di informazioni, che saranno di ausilio alle decisioni politiche, sarà raccolta in un rapporto annuale sul bilancio europeo di carbonio. Inoltre la rete di monitoraggio potrà valutare anche l’impatto di eventi climatici inaspettati come, ad esempio, la siccità, e stimare la reazione degli ecosistemi terrestri ai cambiamenti del clima.
La fase pilota (ICOS Demonstration Experiment), coordinata dall’Italia, è focalizzata sulle misurazioni atmosferiche e terrestri, e servirà come test per la futura messa a punto dell’intero sistema e dovrà anche valutare le interazioni fra il centro di coordinamento e le stazioni di monitoraggio. Per la prima volta in modo coordinato e standardizzato e con una precisione senza precedenti, otto stazioni in Danimarca, Finlandia (due), Francia, Irlanda, Olanda, Polonia e Spagna, stanno misurando le concentrazioni in atmosfera dei gas serra e stanno compiendo il check-up degli assorbimenti terrestri di carbonio. L’Italia coordina le stazioni terrestri, ed ha un ruolo guida a livello internazionale nell’ambito del monitoraggio del ciclo del carbonio: il CMCC è il coordinatore sia del sistema di osservazioni globali del carbonio nell’ambito del GEO (Group on Earth Observations), sia del progetto europeo GEOCARBON, che comincerà proprio questa settimana con l’intento di definire un sistema operativo di monitoraggio mondiale – e in tempo reale – degli assorbimenti ed emissioni del carbonio.
Il patrimonio di foreste e vegetazione dell’Europa (intesa in senso geografico dalla costa Atlantica agli Urali) è in grado di catturare ogni anno circa 1.100 milioni di tonnellate di CO2 e quindi agire come filtro nel ripulire l’atmosfera da questo gas serra responsabile del riscaldamento globale. Tuttavia le emissioni dell’agricoltura di metano e protossido di azoto, dovute alle coltivazioni intensive ed agli allevamenti, producono una emissione che è pari circa al 70% degli assorbimenti naturali, vanificando quindi in larga parte l’effetto positivo degli ecosistemi.
L’Italia tra tutti i Paesi della vecchia Europa è tra i più virtuosi, in quanto la capacità di assorbimento delle foreste e della vegetazione è di circa 90 milioni di tonnellate di CO2, mentre il settore agricolo è responsabile di 36 milioni di tonnellate di CO2, quindi l’ Italia ha un saldo positivo di assorbimenti che la pongono, da questo punto di vista, tra i Paesi “più verdi” d’Europa. Analizzando la distribuzione su scala geografica le sorgenti e gli assorbimenti di gas serra si vede che la parte Est dell’Europa, in particolare la Russia, costituisce una riserva di “verde” e di cattura di CO2 soprattutto grazie alle foreste.