Legambiente lancia una mappa interattiva contro il consumo di suolo
Un’invasione di case insicure, fragili, non coibentate, energeticamente costose e spesso vuote e inutili, insieme a capannoni, autostrade, parcheggi, cave e strade continuano a cancellare importanti porzioni del nostro territorio. In tre anni abbiamo perso, secondo Ispra, ben 720 chilometri quadrati di suolo. Nemmeno la crisi ferma questa epidemia cementificatoria, che devasta il Paese senza incidere per nulla sull’emergenza casa che riguarda ben 650.000 famiglie che per reddito e condizioni avrebbero diritto ad un alloggio di edilizia popolare.
I dati sono contenuti nel dossier di Legambiente “Basta case vuote di carta” che analizza il consumo di suolo nel nostro Paese e la diffusione delle case inutili e inaccessibili per chi ne avrebbe bisogno. L’associazione oggi lancia inoltre stopalconsumodisuolo.crowdmap.com, un portale nazionale che ha già raccolto le segnalazioni di oltre 100 aree in pericolo, con informazioni, foto, video e segnalazioni relative al consumo di suolo nel nostro Paese per realizzare una mappa condivisa e sempre aggiornata delle aree da salvare.
Il tasso di consumo di suolo – si legge nel dossier di Legambiente – negli anni ’50 era pari al 2,9%. Oggi siamo al 7,3% l’anno. Dei 22.000 chilometri quadrati urbanizzati in Italia, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie. Tra le città con le superfici più cementificate troviamo Napoli e Milano (con oltre il 60%) seguite da Pescara e Torino (oltre il 50%) e poi da Monza, Bergamo, Brescia e Bari con oltre il 40% di superficie impermeabilizzata.
Nel 2014, inoltre, ancora in gran parte d’Italia non esistono controlli e sanzioni rispetto ai consumi delle abitazioni (ossia le verifiche degli attestati di prestazione energetica che per la Direttiva sono obbligatori) e quindi si condannano le famiglie a spendere migliaia di euro per case fredde d’inverno e calde d’estate. Malgrado dibattiti e impegni, ancora non è in vigore il libretto del fabbricato e non si hanno informazioni nemmeno per edifici in zone a rischio sismico e idrogeologico, o controlli mirati relativi ai materiali e alle tecniche di costruzione utilizzate. In questa situazione, il settore dell’edilizia vive una drammatica crisi occupazionale con oltre 600mila posti di lavoro persi e migliaia di imprese chiuse. C’è quindi urgente bisogno, dicono da Legambiente, di un progetto che tenga assieme gli obiettivi e le politiche per tre grandi questioni strettamente connesse tra loro: il consumo di suolo, l’emergenza casa e la rigenerazione urbana.
Rispetto all’ emergenza casa, negli ultimi 5 anni sono stati emessi oltre 311.000 sfratti, e milioni di famiglie vivono condizioni di grave disagio per pagare le rate del mutuo o dell’affitto nonostante siano 2,7 milioni le case vuote su tutto il territorio italiano (contro le 700.000 nel Regno Unito per fare un esempio). Servono nuove politiche, con risorse stabili per riqualificare il patrimonio edilizio pubblico in locazione e per creare nuovi alloggi negli ambiti di riqualificazione, con nuovi strumenti urbanistici e fiscali da affidare ai Comuni per gestire il patrimonio immobiliare. Interventi che mancano completamente nel decreto Lupi sulla casa in corso di approvazione in Parlamento.
Rispetto alla riqualificazione urbana, nel nostro Paese continua a risultare impossibile realizzare ambiziosi progetti in aree degradate o dismesse, o che riguardino condomini, per normative che impediscono o rendono costosi e complicatissimi interventi invece fondamentali. Eppure sono oltre 2,5 milioni gli edifici residenziali sui quali sarebbe urgente intervenire. 865.000 sono gli edifici residenziali in aree ad alto rischio sismico, per un totale di circa 1,6 milioni di abitazioni, mentre il totale degli edifici residenziali a rischio medio ed alto raggiunge i 4,7 milioni, con punte elevatissime in Sicilia (oltre 1,2 milioni di edifici) ed in Campania (quasi 800.000 edifici). Gli edifici residenziali a rischio frane ed alluvioni sono oltre 1,1 milioni (2,8 milioni di abitazioni e 5,8 milioni di persone che ci abitano), in particolare in Campania ed Emilia-Romagna dove si trovano rispettivamente 442.000 e 416.000 abitazioni, per un totale di oltre 300.000 edifici residenziali e 2 milioni di residenti coinvolti.
Il portale stopalconsumodisuolo.crowdmap.com è un sito semplice ed accessibile a tutti per monitorare luoghi che rischiano di non esserci più se, non si cambiano le politiche, cancellando previsioni di piani urbanistici, progetti di grandi infrastrutture, piccole e grandi lottizzazioni che minacciano il suolo superstite di mezzo secolo di aggressioni alle terre fertili e alle aree naturali.
“Il nostro obiettivo – ha sottolineato Damiano Di Simine, responsabile della campagna #stopalconsumodisuolo di Legambiente – è di far capire l’urgenza di intervenire per fermare il consumo di suolo, attraverso politiche che puntino anche sulla rigenerazione urbana come opportunità per uscire dalla crisi economica. Con questo portale vogliamo far conoscere le tante situazioni in Italia di progetti edilizi e infrastrutturali che cancellerebbero aree agricole e paesaggi. Chiediamo a Governo e Parlamento di scegliere questi temi come priorità di questa fase di legislatura. Per questo continueremo a mobilitarci con i cittadini per fermare il consumo di suolo e contribuire ad avviare serie politiche per recuperare le periferie dando una casa a chi ne ha bisogno “.
Contro il consumo di suolo Legambiente ha manifestato ieri a Paglian Casale (nel Comune di Roma), dove si vorrebbero realizzare edifici per 922.012 metri cubi su un’area agricola di 288.129 metri quadri; a Umbertide (Perugia) e Codevigo (Padova) contro il progetto della Orte-Mestre, l’autostrada che attraverserà cinque regioni, 11 province e 48 comuni con un tracciato che prevede solo in parte la riqualificazione della E-45, si sviluppa in parallelo alla SS 309 Romea e ha numeri da brivido: 396 km di lunghezza, 139 km di ponti e viadotti, 64 km di gallerie, 20 cavalcavia, 226 sottovia, 83 svincoli, con conseguenti danni a carico di importanti zone di interesse storico, paesistico, ambientale; ad Agrigento, contro una previsione urbanistica che facilita la realizzazione di seconde e terze case di villeggiatura per i residenti delle città limitrofe, con l’obiettivo di realizzare di un’ulteriore “villettopoli” a ridosso della frazione balneare molto congestionata; a Milano, presso l‘Expo contro i progetti autostradali e di cementificazione collegati. Iniziative precedute dai blitz effettuati a Comacchio in provincia di Ferrara (sempre contro la E55) e a San Lazzaro di Savena (in provincia di Bologna) dove verranno distrutti 300.000 mq di terreno agricolo vergine per realizzare nuovi palazzi, centri commerciali, un centro sportivo e una scuola in mezzo alla campagna, senza alcun servizio di collegamento e trasporto.