Ecoturismo, ma non troppo! La questione dei “numeri” al 5° Workshop IMAGE
“Il turismo a livello planetario ha oggi un rilievo enorme: ogni anno sposta un miliardo di persone in tutto il mondo. Ovviamente un flusso simile ha un impatto gigantesco sull’ambiente; impatto che è necessario ridurre adottando una serie di buone pratiche in direzione della sostenibilità”. Così l’ex Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, oggi presidente della Fondazione UniVerde, ha sintetizzato la “questione turismo sostenibile”, affrontata nelle sue declinazioni durante il 5° Workshop Nazionale I.MA.G.E, venerdì 16 ottobre presso il Circolo dei Lettori di Torino, nel contesto del 3° Forum Mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Economico Locale.
La crescente onda verde dell’ecoturismo – in Italia come nel resto del mondo – potrebbe infatti avere un rovescio della medaglia. “Quando anche l’ecoturismo comincia a diventare di massa, bisogna interrogarsi seriamente su quale sia il limite della sostenibilità. Come nel caso, ad esempio, delle crociere che portano migliaia di turisti a visitare le bellezze naturali delle Cinque Terre”, ha osservato Michele Pagani, rappresentante della Regione Liguria.
“Oggi l’ecoturismo non è più un settore di nicchia – ha spiegato Marco Moretti, giornalista di viaggi e fondatore del sito Ecoturismoreport – Ogni anno ci sono 350 milioni di visitatori nei parchi americani, 110 milioni di escursionisti sulle Alpi, 60 navi da crociera rompighiaccio all’Antartide. Lungo il percorso per il campo base dell’Everest si arriva, durante l’alta stagione, a 10mila escursionisti al mese. Certo, rispetto alla popolazione mondiale, quei 50-60 mila scalatori che vanno sull’Everest ogni anno sono una percentuale minima, ma sono comunque troppi per un ecosistema così delicato. L’accessibilità può diventare, in certi casi, un grosso problema”.
Per tutelare l’equilibrio degli ecosistemi e proteggerli dall’impatto che nemmeno l’ecoturista più consapevole riesce ad evitare, è necessario dunque promuovere e incentivare buone pratiche e idee innovative che aiutino la sostenibilità dal punto di vista di strutture e infrastrutture, dei prodotti, dei trasporti e anche dell’educazione degli stessi turisti. Cominciando ad esempio, come ha detto Edoardo Croci dello IEFE Bocconi, “da una vera e obiettiva valutazione di costi e ricavi delle attività turistiche, che comprenda non solo le ricadute economico-sociali, ma anche quelle (negative) sull’ambiente” e “facendo attenzione – come ha ricordato Fabrizio Bo di Legambiente – che sotto l’etichetta di ecoturismo vadano a finire imprese davvero sostenibili”.
Di buone pratiche e incentivi hanno parlato innanzitutto i rappresentanti delle Regioni, concentrandosi in particolare sulla realizzazione di infrastrutture per il trekking e il cicloturismo, ma segnalando anche alcune nuove iniziative: come il bando per start up di servizi lungo le piste ciclabili di VenTO – annunciato da Paola Casagrande della Regione Piemonte – che offrirà fino a 10.000 euro a fondo perduto a ciascun richiedente; il treno transfrontaliero bike-friendly per viaggiare con bici al seguito, raccontato da Alice Venaruzzo dell’Agenzia per il Turismo di Friuli Venezia Giulia; o i percorsi a dorso d’asino che, come ha spiegato Francesco di Filippo, si cominciano a sperimentare per il turismo sull’Appennino abruzzese. Ma anche, sempre in Abruzzo, la premialità per chi ristruttura vecchi edifici con criteri documentabili di sostenibilità ambientale.
Dal pubblico al privato, le buone pratiche passano dall’operato di chi nel settore turismo lavora da decenni. Se cominciano ad affermarsi le certificazioni di sostenibilità – come l’Ecolabel rilasciata dall’Arpa o la certificazione LEED per l’edilizia, promossa in Italia dal Green Building Council – è però sulla mentalità dei tour operator che bisogna lavorare: è lì, come ha osservato Alberto Arossa di Slow Food, che “sarebbe necessario un profondo rinnovamento”. Su questa strada si concentra ad esempio la rete di Eco World Hotel che, come ha spiegato il presidente Alessandro Bisceglia, partendo dalla constatazione che una struttura alberghiera inquina quattro volte di più di un edificio civile, cerca di portare gli albergatori italiani sulla strada della sostenibilità promuovendo buone pratiche e rilasciando attestati di garanzia.
Un grande aiuto nel raccogliere e connettere esperienze, prodotti, luoghi e persone che lavorano per un turismo sostenibile lo sta dando anche il web. Sono veri e propri network quelli che si stanno formando attorno a EcoBnB, fondato da Simone Riccardi come motore di ricerca per strutture turistiche ecosostenibili; a Route 220, che Franco Barbieri e Caterina Solcia hanno ideato pensando alle difficoltà di chi viaggia con auto elettriche per ricaricare la vettura; o a Foodraising, inventato da Simone Martino per la gioia dei buongustai che cercano prodotti regionali tipici, biologici e a km0.
Per un vero cambiamento di mentalità, sia dei tour operator che degli stessi turisti, sarà infine sempre più fondamentale – ha ricordato Stefano Picchi dell’Università di Bologna – il ruolo dell’informazione e dell’educazione. Perché concetti come sostenibilità, viaggio consapevole ed ecoturismo si diffondano capillarmente in tutta la società, c’è bisogno di una narrazione che li raccolga e li riproponga attraverso il filtro dell’emozione o dell’epica. A costruire la “narrazione dell’ecoturismo” contribuiscono esperienze come quella della record woman Paola Gianotti, la più veloce a fare il giro del mondo in bicicletta, o del Bike Pride di Torino, che riesce a portare in piazza 30mila bici; pionieri come la ecopsicologa Marcella Danon o la comunità che ha recuperato il borgo medievale di Torri Superiore, in Liguria, per trasformarlo in un ecovillaggio; associazioni come quella delle Guide Ambientali Escursionistiche (ben 2000 iscritti in Italia), che si adoperano per riavvicinare all’ambiente naturale i cittadini sempre più “denaturalizzati”, o il gruppo di artisti e scrittori fondatori della Scuola del Viaggio, un think-tank di corsi, idee e attività per imparare ad entrare davvero in contatto con un territorio, non solo ad attraversarlo da turisti distratti. Perché ecoturismo, come diceva Bob Brown, vuol dire soprattutto attenzione verso ciò che ci sta intorno per ritrovare sé stessi.
Giorgia Marino