L’UE verso la creazione di una “società del riciclaggio”
La Commissione europea ha pubblicato una relazione sui risultati ottenuti dagli Stati membri nella prevenzione e nel riciclaggio dei rifiuti. Da quanto emerge, anche se alcuni paesi hanno compiuto progressi eccellenti, si è ancora lontani dal raggiungere l’obiettivo a lungo termine di una “società del riciclaggio”, in cui non solo si eviti di produrre rifiuti ma li si utilizzi anche come vera e propria risorsa.
Janez Potočnik, commissario UE per l’ambiente, ha dichiarato: “Il mio vecchio cellulare contiene oro, platino, palladio e rame: tutte risorse rare in Europa. Una tonnellata di questi apparecchi contiene circa 280 grammi d’oro, 140 grammi di platino e palladio e 63,5 chilogrammi di rame. Non si tratta di rifiuti da interrare o incenerire, ma di risorse che dovremmo rispettare. Il nostro serio intento è fare dell’Europa un’“economia efficiente dal punto di vista delle risorse” – un obiettivo che ci apprestiamo a realizzare nel quadro della strategia di Europa 2020 e che non si limiterà ad una semplice riduzione delle conseguenze ambientali negative e delle emissioni di gas a effetto serra, ma che genererà anche occupazione. Nel solo settore del riciclaggio dei rifiuti si potrebbero creare mezzo milione di posti di lavoro.”
Secondo quanto affermato dalla relazione, la produzione complessiva di rifiuti è tendenzialmente in aumento (nel migliore dei casi, in via di stabilizzazione) nella maggior parte degli Stati membri, ma ad un ritmo più lento della crescita economica. Negli ultimi dieci anni, la produzione di rifiuti urbani si è stabilizzata su circa 524 kg pro capite all’anno, sebbene nello stesso periodo i consumi domestici siano aumentati mediamente del 16%. Per ridurre la quantità di rifiuti prodotti, in valore assoluto, si potrebbe pertanto fare di più. Il 25% del cibo acquistato dalle famiglie europee, ad esempio, finisce nella spazzatura. Si potrebbe evitare di gettar via circa il 60% di questi rifiuti, con un risparmio dell’ordine di 500 euro all’anno per famiglia.
Esistono enormi differenze tra uno Stato membro e l’altro. I tassi di riciclaggio variano da pochi punti percentuali ad un massimo del 70%. In alcuni paesi lo smaltimento in discarica è virtualmente scomparso, in altri più del 90% dei rifiuti viene ancora interrato. Ciò sta ad indicare che gli obiettivi minimi attuali dell’UE in materia di raccolta e riciclaggio possono essere notevolmente migliorati.
La nuova direttiva quadro sui rifiuti, che avrebbe dovuto essere recepita entro il 12 dicembre 2010, non è stata ancora trasposta negli ordinamenti nazionali in molti paesi dell’UE. Ad oggi, solo pochi hanno informato la Commissione del recepimento della normativa. La Commissione sta controllando attentamente la situazione e, se del caso, procederà contro chi si sarà dimostrato inadempiente in tal senso.
La nuova direttiva aggiorna e semplifica il nostro modo di concepire la politica in materia di rifiuti, ispirandola al concetto del “ciclo di vita”. Introduce una gerarchia vincolante a seconda del tipo di rifiuti, stabilendo un ordine di priorità per il loro trattamento. Antepone la prevenzione al riutilizzo, al riciclaggio e alle altre modalità di recupero, relegando in fondo alla scala sistemi di smaltimento quali la messa in discarica. Obbliga infine gli Stati membri ad ammodernare i loro piani di gestione dei rifiuti e a predisporre appositi programmi di prevenzione entro il 2013, nonché a riciclare il 50% dei rifiuti urbani e il 70% dei rifiuti da costruzione e demolizione entro il 2020.
Nel 2012, la Commissione, per consolidare le sue politiche in materia di rifiuti, formulerà nuove proposte che comprenderanno, tra l’altro, la definizione delle misure concrete da adottare per potersi avvicinare sempre di più a una società europea fondata sul riciclaggio e su un impiego efficiente delle risorse.