Intesa italo-francese sulle Bocche di Bonifacio
Il WWF saluta con favore l’ulteriore passo in avanti verso l’istituzione concreta del Parco marino transfrontaliero delle Bocche di Bonifacio di cui si discute da diciassette anni, per la protezione di quel sistema naturale di grande bellezza – che interessa il Parco nazionale dalla Maddalena in Sardegna e la Riserva naturale di Bonifacio in Corsica, ma anche il Parco nazionale e l’Area marina protetta dell’Asinara – anche attraverso strumenti di cooperazione territoriale tra Italia e Francia come quelli oggetto dell’intesa raggiunta ieri tra i ministri dell’Ambiente italiano e francese.
“È dall’accordo italo-francese del 19 gennaio 1993 che Italia e Francia si sono date come obiettivo la tutela dell’ambiente marino, attraverso l’armonizzazione delle norme di protezione ambientale e delle misure per uno sviluppo economico-sociale sostenibile – commenta Stefano Leoni, presidente del WWF Italia, che ha assistito all’incontro – Quindi è bene che si passi dalle parole ai fatti per tutelare le Bocche di Bonifacio, costituendo un gruppo di lavoro che porti a stilare il vero e proprio atto di costituzione del Parco internazionale, che per ora rimane solo un impegno di lavoro. Bisogna poi ricordare – continua Leoni – che la vera partita si gioca sulla regolazione del traffico marittimo di sostanze pericolose. In questo ambito, il WWF è stato uno dei principali fautori dall’Accordo volontario sugli standard di sicurezza ambientale nei trasporti marittimi del primo giugno 2001, firmato da sindacati e Confindustria e promosso dal Ministero dell’Ambiente d’intesa con il Ministero dei Trasporti. ”
“Nell’intesa firmata ieri dai ministri Borloo e Prestigiacomo – osserva Leoni – i due Paesi si ripromettono anche di regolare o limitare il traffico marittimo per evitare il rischio di incidenti attraverso la costituzione di una PSSA (Particularly Sensitive Sea Area, Area marina particolarmente sensibile). Alla luce del disastro del Golfo del Messico, ma anche dell’affondamento della Haven (nel 1991, davanti ad Arenzano, il peggior disastro ambientale mai avvenuto nel Mediterraneo), anche questo impegno deve essere ineludibile, perché almeno in un’area così delicata, gli interessi commerciali non prevalgano sulla conservazione della natura e sulla sicurezza della navigazione, che in questa zona è particolarmente critica. Per il WWF, come già avviene per le navi italiane e francesi, le Bocche di Bonifacio devono essere interdette al più presto alle navi di Paesi terzi cariche di idrocarburi o sostanze pericolose (gasiere e chimichiere). Inoltre, si devono individuare corridoi per la navigazione marina attraverso le Bocche che consentano di allontanare i pericoli dalle aree più delicate, attraverso l’uso del VTS (Vessel Traffic System – Sistema di controllo della navigazione marittima).”
Il WWF ricorda inoltre che la navigazione attraverso le Bocche di Bonifacio è particolarmente complessa, data la configurazione geo-fisica dei luoghi. Le Bocche non consentono una navigazione lineare a causa della presenza di forti fenomeni di magnetismo naturale e derivante da condotte marine, suscettibili di influenzare gli strumenti di bordo. In questa situazione, con un traffico marittimo in espansione in direzione Nord-Sud-Nord, esistono gravi rischi di incagliamento e di collisione tra le navi.
Perchè proteggere le Bocche di Bonifacio?
Queste coste mostrano una notevole differenziazione paesaggistica ed un’elevata biodiversità dovuta alla loro eterogeneità ambientale e alla generale posizione geografica delle due isole (Sardegna e Corsica), che le rendono crocevia biogeografico. Diversità geomorfologiche in zona marino-costiera determinano grande variabilità di specie animali e vegetali, nonché stretta convivenza delle medesime.
La flora costiera è caratterizzata in questo territorio da numerosi endemismi, ovvero specie che vivono solo in queste aree. Le coste rocciose ospitano un gran numero di specie endemiche sarde e sardo-corse. Le presenze faunistiche costiere di maggiore interesse sono rappresentate dall’avifauna (pernice sarda, berta maggiore, cicogna bianca, falco pescatore, grillaio, falco pellegrino, falco della regina, gabbiano corso, gabbiano roseo, ecc.).
In mare, sotto la superficie marina, oltre alla flora algale bentonica, sono osservabili delle praterie di vere e proprie piante superiori, le fanerogame marine, di cui la più nota è Posidonia oceanica. Gli archi costieri rocciosi nella zona “degli spruzzi” (sopralitorale) mostrano la sola presenza di licheni. Avvicinandosi alla zona dove agisce la seppur minimal escursione di marea (mesolitorale) si possono osservare evidenti popolamenti di crostacei cirripedi, detti balani o denti di cane. Tra i crostacei erranti troviamo la pulce di mare, Ligia italica. Nella porzione inferiore del mesolitorale, cozze, alghe verdi, e alghe calcaree formano una cintura di biodiversità evidente. Sotto la superficie marina, nell’infralitorale e circalitorale le specie marine si differenziano a seconda del substrato, se roccioso arriveremo con la profondità, dopo popolamenti di alghe fotofile, sino alla formazione della comunità del coralligeno; se i fondali sono sedimentari avremo, invece, praterie di fanerogame marine e piane a popolamenti tipici (biocenosi) dei fondi mobili (sabbie fini ben calibrate, detritico-costiere, sabbie con correnti di fondo) con i relativi popolamenti caratterizzati dalla elevata presenza di molluschi bivalvi, policheti, ed echinodermi dal tipico comportamento fossorio. Le coste basse sono caratterizzate da spiagge, specie vegetali delle sabbie (psammofile), i cui rappresentanti più costieri rientrano nelle specie considerate pioniere. Le specie ittiche abbondano nelle zone costiere, sia rocciose, sia sedimentarie. La biodiversità ittica dell’area è concentrata sulla piattaforma continentale. Nelle aree costiere troviamo rappresentanti degli sparidi, labridi, blennidi, pomacentridi, gobiesocidi, gobidi. Anche specie nectoniche in senso stretto non sono rare sottocosta, ad esempio sgombridi, tunnidi, o clupeidi. Tra i cetacei, la stenella e il tursiope sono specie d’ambiente costiero. Mentre un tempo frequentava l’area anche la Foca monaca.
Inoltre tra le principali minacce per la biodiversità va ricordato il transito delle navi da carico, di cui la maggior parte atta al trasporto di sostanze inquinanti, la pesca, la cementificazione delle coste, la pressione antropica sulle spiagge e gli incendi boschivi.