GRETA, il progetto europeo per diffondere la geotermia nello spazio alpino
“Dobbiamo diffondere le tecnologie rinnovabili e a basse emissioni” ha ribadito Kai Zosseder della Technical University of Munich, leader del progetto GRETA (near-surface Geothermal REsources in the Territory of the Alpine space), aprendo la mid-term conference del 7 novembre scorso, a Salisburgo. “Ma per ora – ha aggiunto – il potenziale della geotermia a bassa entalpia non è ancora stato ben valorizzato”.
Ed è proprio per aiutare i Paesi dell’arco alpino a sfruttare al meglio anche questa fonte rinnovabile che il progetto GRETA unisce 12 partner da università (TU Monaco, Politecnico di Torino, Università di Basilea), centri di ricerca (EURAC), cluster di aziende (INDURA), organismi internazionali (Climate Alliance), agenzie statali (servizi geologici nazionali della Francia-BRGM, Slovenia-GEOZS e AustriaGBA), enti regionali (ARPA Valle d’Aosta, Regione Lombardia) e singole aziende (Triple.S).
Tra gli ospiti della conferenza austriaca anche Erik Potočar, del Ministero delle Infrastrutture della Slovenia, paese che punta ad una crescita del 70% della climatizzazione geotermica, come mezzo per raggiungere la produzione da fonti rinnovabili richiesta dall’Europa. Norbert Dorfinger (Salzburg AG) ha invece presentato il sistema informativo sulle pompe di calore realizzato per la città di Salisburgo che ospitava l’evento. Molto risalto è stato poi dedicato ad esempi virtuosi, come il data center della BMW, che utilizza per il raffrescamento un sifone di drenaggio della falda idrica che passa sotto la metropolitana di Monaco di Baviera, oppure l’infrastruttura di trasporto realizzata da Triple.s per la stazione di Oberstdorf (Baviera), dove 23 scambi ferroviari sono mantenuti liberi dal ghiaccio mediante un sistema con sonde geotermiche.
Il lavoro intrapreso sulla caratterizzazione del potenziale geotermico ha portato a risultati importanti per lo sviluppo di questa tecnologia. La capacità di geoscambio, infatti, influenza molto il costo di installazione. Ad esempio, in Valle d’Aosta, un impianto a circuito chiuso può costare fino al 38% in più ad Aosta (dove il terreno è scarsamente conduttivo) rispetto a Courmayeur (caratterizzata da rocce a maggiore conducibilità termica). Per contro, la piana di Aosta si presta molto bene alla realizzazione di impianti a circuito aperto, come nel caso della ristrutturazione di Maison Lostan, futura sede di uffici regionali. Gli studi sul potenziale geotermico possono quindi aiutare i decisori a individuare le zone maggiormente favorevoli all’utilizzo della geotermia a bassa entalpia.
Nell’anno finale del progetto (che terminerà il 14 dicembre 2018) i partner continueranno a lavorare sullo scambio di esperienze e best practices, sullo studio del potenziale geotermico e su come implementarlo negli strumenti di pianificazione energetica.