Con la rivoluzione energetica risparmi di 9,5 miliardi e 20mila nuovi posti di lavoro
Sviluppare le fonti rinnovabili e l’efficienza è il modo migliore per aumentare l’indipendenza energetica del Paese e ridurre una ‘bolletta nazionale’, che oggi ci costa circa 65 miliardi di euro l’anno, tutelando al contempo l’occupazione nel settore. E’ questo il messaggio che passa attraverso la nuova versione italiana dello scenario energetico Energy [R]evolution, presentata ieri da Greenpeace al VI Forum “QualEnergia?”.
Lo studio, realizzato con il supporto tecnico dell’Istituto di Termodinamica del Centro Aerospaziale Tedescoe la collaborazione dello European Renewable Energy Council e del Global Wind Energy Council, descrive due possibili scenari futuri per il settore energetico nazionale: uno di riferimento (una proiezione di come evolverà il settore energetico se sviluppiamogli indirizzi attuali) e uno “Energy [R]evolution” , ovvero un percorso concreto per centrare l’obiettivo di decarbonizzare l’economia italiana al 2050. Oggi ogni italiano emette in media 6,8 tonnellate di CO2 l’anno, che nello scenario di Greenpeace scendono a 0,5 nel 2050.
Nello scenario di riferimento la domanda di energia primaria dell’Italia (167 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio al 2010), è destinata a rimanere fondamentalmente invariata, raggiungendo i 169 Mtep al 2050. Al contrario, nello scenario Energy [R]evolution, grazie all’introduzione e al potenziamento di misure di efficienza energetica su vasta scala, la domanda di energia primaria diminuirà fino a raggiungere i 113 Mtep al 2050, una riduzione di circa il 32 per cento. Sfruttando questa consistente riduzione dei consumi, lo scenario Energy [R]evolution prevede che il contributo delle fonti rinnovabili alla domanda di energia potrà raggiungere il 43 per cento nel 2030 e oltre l’80 per cento nel 2050.
La ricetta della rivoluzione energetica di Greenpeace è dunque chiara: ridurre i consumi aumentando l’efficienza; abbattere il consumo di fonti fossili, cominciando da quello del carbone; accelerare quello di fonti rinnovabili, facendo crescere la produzione di elettricità pulita che potrà essere utilizzata su larga scala anche per la mobilità. Un futuro energetico di questo tipo permetterà di creare circa 20 mila nuovi posti di lavoro diretti nel 2020 (27 mila in più rispetto allo scenario di riferimento, dove si assiste a una decrescita dei posti di lavoro).
La rivoluzione energetica è un investimento sul nostro futuro. In media, da qui al 2050 – per il solo settore elettrico – dovremo spendere 4,1 miliardi di euro in più rispetto allo scenario di riferimento; ma i risparmi della mancata importazione di fonti fossili (senza considerare i vantaggi ambientali, climatici e sanitari e altro) garantiranno un risparmio medio annuale di 9,5 miliardi di euro.
Greenpeace chiede al governo italiano di sostenere in sede europea l’adozione di tre nuovi obiettivi vincolanti: almeno il 45% di energia finale prodotta da fonti rinnovabili al 2030 almeno il 55% di riduzione delle emissioni interne di gas serra al 2030 rispetto al 1990, secondo un percorso che dovrà portare a riduzioni del 80-95 per cento al 2050 almeno il 40% di riduzione dei consumi attraverso misure di efficienza energetica al 2030 rispetto ai livelli del 2005.