Goletta dei Laghi: bilancio negativo per lo stato di salute delle acque dolci italiane
Undici tappe, dieci regioni attraversate, oltre cento punti campionati, decine di iniziative promosse. Dopo oltre un mese di viaggio si è conclusa la nona edizione della Goletta dei Laghi, la campagna nazionale di Legambiente realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont per la salvaguardia dei bacini lacustri italiani. Un patrimonio di biodiversità e una fonte di sviluppo sostenibile a cui la Goletta si è dedicata tramite il monitoraggio dello stato di salute delle acque, l’attenta valutazione della gestione del territorio, la promozione di azioni di valorizzazione degli ecosistemi lacustri e la denuncia delle criticità.
Lungo l’itinerario la Goletta ha acceso i riflettori su molti dei problemi che minacciano i bacini lacustri e le acque interne: dalla cementificazione delle coste, di cui sono un triste esempio molti laghi settentrionali come l’Iseo e il Garda, ai paventati progetti impattanti frutto di una visione insostenibile del turismo, come la possibile realizzazione del comprensorio sciistico più grande del Sud Italia sui laghi Arvo e Cecita in Calabria. E ancora l’impatto delle attività agricole, come sul lago di Como, e quello delle attività industriali per i quali è necessario un monitoraggio costante, come deve accadere per il lago Pertusillo in Basilicata. Ad aggravare la situazione, il diffuso disinteresse degli enti preposti. Nel caso della Sicilia la mancata applicazione in oltre tredici anni delle norme a tutela delle acque interne è valsa alla Regione la consegna della Bandiera Nera.
Ma sono stati molti anche gli elementi raccolti dalla campagna ambientalista per dimostrare come i laghi possano diventare modelli di gestione virtuosa dei territori, capaci di attirare turismo sostenibile grazie alle bellezze naturali. Una ricchezza testimoniata dalle numerosissime Zone a Protezione Speciale e Siti di Interesse Comunitario in cui sono inseriti. Veri e propri presidi ecologici, come per esempio i Pantani di Lentini e Gelsari in Sicilia, il lago di Vico nel Lazio, il lago di Porta in Toscana, i bacini della Sila in Calabria.
“In questi anni la campagna ha saputo soddisfare la primaria esigenza di un monitoraggio puntuale della qualità delle acque ed è progressivamente cresciuta riuscendo a coinvolgere sempre più aree del nostro Paese e ampliando i contenuti, dalla tutela della biodiversità al sostegno a forme di turismo sostenibile – commenta Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente –. A maggior ragione in un momento economico così difficile siamo convinti che i laghi possano essere motori della green economy e diventare volani di sviluppo sostenibile. Perchè questo accada è necessaria una pianificazione coordinata tra tutti gli attori coinvolti, ancora troppo spesso non attuata. Da qui il nostro sostegno a strumenti come i Contratti di Lago che possono far collaborare concretamente le istituzioni provinciali e regionali, le amministrazioni lacuali e quelle dell’entroterra, gli enti tecnici, le società di gestione, le associazioni e i cittadini”.
L’esperienza dei Contratti di Lago traccia infatti la strada per una pianificazione partecipata del territorio e la riqualificazione dei bacini lacustri. Durante l’edizione appena conclusasi, la Goletta ha stimolato l’utilizzo dello strumento dei Contratti, previsto dalla Direttiva Quadro Europea sulle Acque 2000/60/CE, sulla scia dei percorsi avviati sul Trasimeno in Umbria e sui laghi di Avigliana in Piemonte.Questi ultimi sono un esempio della buona gestione auspicata dagli ambientalisti. Lo dimostrano le 5 Vele della Guida Blu di Touring Club e Legambiente con cui Avigliana è stata premiata nella classifica nazionale dedicata ai laghi dell’edizione 2014 della storica iniziativa. Una Guida realizzata dalle due associazioni per segnalare le località che hanno saputo coniugare con successo l’offerta turistica e la sostenibilità ambientale, il rilancio dell’economia locale e il rispetto degli equilibri naturali. Le ambite 5 Vele sono state dunque assegnate anche alle località di Bellagio sul lago di Como, Appiano sulla Strada del Vino, Fiè allo Sciliar e Molveno sui laghi trentini, a Tuoro sul Trasimeno in Umbria e a Massa Marittima sul lago dell’Accesa in Toscana.
Se non mancano le buone notizie, non mancano neppure quelle brutte. E’ complessivamente negativo l’esito del monitoraggio scientifico svolto dai tecnici del laboratorio mobile in 12 laghi: Iseo, Lario, Varese, Ceresio Maggiore e Garda in Lombardia, la sponda del Maggiore in Piemonte e quella del Garda in Veneto, Bolsena, Bracciano, Albano e Vico nel Lazio e Trasimeno e Piediluco in Umbria. Su 101 punti campionati complessivamente ben 62 hanno mostrato una concentrazione di batteri fecali superiori alla norma, 39 in misura tale da risultare fortemente inquinati. Tra i più critici i bacini della Lombardia, con 38 punti su 58 oltre i limiti di legge. Per far fronte alla situazione urgono investimenti in infrastrutture fognarie e depurative, per questo Legambiente ha presentato il dossier #salvaacque che raccoglie alcune delle opere più urgenti per migliorare la qualità dei corpi idrici nella regione lombarda.
Imputati principali delle situazioni di inquinamento si confermano le foci dei corsi d’acqua che raccolgono reflui nell’entroterra, oltre agli scarichi diretti a lago, in un quadro generale afflitto troppo spesso dall’inadeguatezza dei sistemi fognari e depurativi. L’obiettivo del monitoraggio è quello di individuare i punti critici, con particolare attenzione alle situazioni in cui la Goletta dei Laghi intravede un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008, e analizzare il carico batterico derivante da scarichi non depurati che minacciano la qualità delle acque. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
“La carenza del sistema depurativo riguarda ancora un’estesa area del nostro Paese – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente – dato che coinvolge un quarto della popolazione. Le conseguenze, oltre al grave impatto sull’ambiente, sono anche economiche: rischiamo di dover pagare pesanti sanzioni per le procedure d’infrazione dovute al mancato rispetto delle direttive europee. La Goletta dei Laghi continuerà a tenere alta l’attenzione anche nei prossimi mesi. Il tempo infatti sta per scadere: interventi mirati alla tutela delle acque e degli ecosistemi lacustri sono urgenti per rispettare la scadenza europea per il raggiungimento del buono stato ecologico dei laghi previsto dalla direttiva 2000/60 per il 2015. Un traguardo raggiunto da meno della metà”.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è stato main partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione – spiega Elena Susini, responsabile comunicazione del COOU – L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”.