Fillea CGIL e Forum Salviamo il Paesaggio, insieme per la difesa del suolo
Il più grande sindacato italiano della filiera delle costruzioni (oltre 300mila iscritti) e il Forum Nazionale che raggruppa 911 organizzazioni a difesa del patrimonio paesaggistico del nostro Bel Paese hanno siglato, nei giorni scorsi, un documento congiunto che aggiunge un nuovo elemento al dibattito apertosi nelle commissioni parlamentari sul tema del contenimento del consumo di suolo e apre riflessi rilevanti sugli aspetti connessi al rilancio economico del comparto edile.
Fillea Cgil e Forum Salviamo il Paesaggio indicano una strada: stop definitivo alle nuove edificazioni su terreni liberi e azione decisa per il recupero del vasto patrimonio edilizio esistente e ad oggi non utilizzato o sfitto, restituendo ai territori la centralità di un primario ruolo nella ridefinizione delle pianificazioni urbanistiche. Per stimolare l’impulso necessario, è ora che le pubbliche amministrazioni provvedano a prevedere le loro nuove edificazioni su terreni rigorosamente impermeabilizzati: il pubblico può decidere sul pubblico e può dunque decidere le “regole”, ad esempio se una superficie di riferimento deve essere impermeabilizzata oppure no.
Occorre, insomma, operare una scelta: viene prima il territorio e a seguire le aree urbane e gli appartamenti o prima vengono gli appartamenti, le aree urbane e, poi, il territorio? Fare una scelta anziché un’altra non è indolore, e il congiunto appello delle due organizzazioni nazionali intende sollecitare l’urgenza di definire il corretto approccio al tema da parte del mondo politico, partendo dal presupposto che il suolo – così come il paesaggio – è e deve essere considerato un “bene comune”. L’estensione di suolo libero e agricolo già consumato nel nostro Paese ci induce, sostengono i firmatari, a modificare immediatamente la nostra strada e orientare il Mercato dal “nuovo mattone” al recupero e al riuso, anche in chiave energetica, dell’enorme stock di edifici già presenti nelle nostre città e paesi e ancora privi di una destinazione d’uso corrente.