Esercitazione antinquinamento nel Tirreno per prevenire le maree nere
Cosa accadrebbe nell‘alto Tirreno se una nave cisterna piena di petrolio prendesse fuoco e rilasciasse in mare una grande quantità del proprio carico inquinante in mare?
Per dare risposta a questa domanda il Ministero dell’Ambiente ha organizzato per il 24 ottobre un’esercitazione che coinvolgerà attivamente Italia, Francia e Principato di Monaco, firmatari dell’Accordo Ramoge stipulato nel 1976 per la tutela del mare. Alle operazioni presenzieranno anche Autorità e mezzi spagnoli e di diversi organismi comunitari e internazionali.
Lo scenario della esercitazione Ramogepol prevede che l’incendio scoppi a bordo della cisterna quando questa è in rotta verso il Porto Petroli di Genova, con il ferimento di tre membri dell’equipaggio. Dalla nave si diffonderebbe inoltre un grave inquinamento (per studiare gli spostamenti della macchia, al posto del greggio si userà lolla di riso) che tenderebbe a dirigersi verso le acque francesi, rendendo necessario l’allertamento e il coinvolgimento delle autorità d’oltralpe.
All’imponente simulazione prenderanno parte, oltre alla Guardia Costiera e alle corrispondenti autorità francesi e monegasche, la Marina Militare, la Prefettura, i Vigili del Fuoco, il 118, tutti gli operatori portuali, gli enti territoriali e quelli scientifici: in tutto venti istituzioni a vario titolo competenti ad intervenire nel caso di inquinamento marino. Si prevede anche l’intervento di almeno 18 mezzi aerei e navali che la Capitaneria di Porto, secondo direttive del Ministero dell’Ambiente, chiamerà a fronteggiare l’incendio, il soccorso e lo spandimento di olio in mare. Un ruolo centrale nell’esercitazione antinquinamento verrà svolto dagli uomini e dai mezzi della flotta navale specializzata che opera in regime convenzionale alle dirette dipendenze del Ministero dell’Ambiente, per il contenimento e la raccolta operativa delle chiazze di idrocarburi.
Per Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente, l’esercitazione Ramogepol 2011 (l’accordo internazionale prevede che se svolga una ogni anno) “consentirà di verificare, con il massimo realismo possibile, il grado di risposta di enti, uomini e mezzi preposti al soccorso e alla lotta all’inquinamento, con un’attenzione specifica per i diversi gradi, necessari, di coordinamento: un test necessario in un mare, il Mediterraneo, che pur costituendo meno dell’uno per cento della totalità dei mari del pianeta, ospita – nel suo prezioso habitat naturale – un traffico di navi e merci di particolare intensità, bisognoso di specifiche e costanti attenzioni”.