Earth Overshoot Day: nel 2017 le risorse naturali annuali si esauriscono il 2 agosto
Mancano poche ore ormai al 2 agosto, il cosiddetto Earth Overshoot Day 2017 (o Giorno del superamento delle risorse della Terra), la giornata in cui l’umanità avrà usato l’intero “budget” annuale di risorse naturali.
Stando ai dati a disposizione, il Global Footprint Network ha stimato che per soddisfare il nostro fabbisogno attuale di risorse naturali avremmo bisogno di 1,7 Pianeti Terra. Ma come consumiamo queste risorse? Ben il 60% corrisponde alla “richiesta di natura” necessario per l’assorbimento delle emissioni di anidride carbonica.
Secondo il Barilla Center for Food and Nutrition tutti noi potremmo però fare qualcosa per migliorare la situazione, anche solo cambiando le proprie abitudini alimentari, a partire dalla lotta agli sprechi alimentari. Lo spreco alimentare infatti – oltre a essere una grave piaga sociale – rappresenta anche un danno per l’ambiente: se fosse un Paese sarebbe il terzo principale produttore di anidride carbonica al mondo, dopo Stati Uniti e Cina.
In Italia sprechiamo il 35% dei prodotti freschi (latticini, carne, pesce), il 19% del pane e il 16% di frutta e verdura prodotti. Ma l’impatto sulla Terra che viene generato da questo spreco non si ferma alla produzione di anidride carbonica, perché determina anche una perdita di 1.226 milioni di m³ l’anno di acqua (pari al 2,5% dell’intera portata annua del fiume Po) e produce l’immissione nell’ambiente di 24,5 milioni di tonnellate CO2 l’anno, di cui 14,3 milioni dovuti agli sprechi domestici. L’assorbimento della sola CO2 prodotta dallo spreco domestico in Italia richiede una superficie boschiva maggiore di quella presente in Lombardia.
Come spiega Marta Antonelli, Research Programme Manager della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, “da quando è stato calcolato, ogni anno l’Overshoot Day è caduto in anticipo sul calendario. E mai, prima di oggi, era caduto così presto. Questo vuol dire che dobbiamo tutti fare molto di più per invertire questa tendenza. Come? Partendo da quello che mettiamo nel piatto, perché il cibo, da solo, produce il 26% dell’impronta ecologica globale. Se dimezzassimo lo spreco alimentare, mangiassimo alimenti a basso contenuto proteico e seguissimo una dieta adeguata in termini di calorie assunte potremmo ridurre l’impronta ecologica globale del 22%, riuscendo così a spostare la data del prossimo overshoot day di ben 42 giorni”.
Ma lo spreco alimentare non è l’unico fattore del quale tenere conto nel nostro processo di cambiamento. A livello globale, il solo settore agricolo produce il 24% dei gas a effetto serra (più del settore industriale o dei trasporti, secondo i dati EPA) e questo avviene mentre quasi il 40% della superficie terrestre è sottoposta alle attività agricole e zootecniche, con una porzione di suolo idoneo alla coltivazione pari a 4,4 miliardi di ettari (ossia 146 volte l’Italia). Le attività agricole consumano anche il 70% dell’acqua dolce che preleviamo.