COWM 2016 a Venezia: i cittadini “obusers” protagonisti contro il dissesto idrogeologico
Si è aperto ieri a Palazzo Labia, a Venezia, il convegno internazionale Citizen Observatories for Water Management, organizzato dall’Autorità di Bacino dei Fiumi dell’Alto Adriatico, sotto l’alto patronato della Commissione Europea, del Ministero per l’Ambiente e della Protezione Civile Nazionale.
Ad aprire i lavori l’intervento di Mauro Grassi, Direttore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico #ItaliaSicura: “In Italia i danni pubblici e privati da dissesto assommano, solo a livello statale, a 3,5 miliardi l’anno. Negli ultimi dieci anni abbiamo investito 600 milioni in interventi, ma siamo riusciti ad impegnarne una media di 400 milioni l’anno, cifre che la dicono lunga sulla nostra capacità di intervento. #ItaliaSicura si è data un primo obiettivo da 1,2 miliardi, ma a regime dovremmo riuscire ad investire 2 miliardi l’anno per dieci anni”.
Per arginare il dissesto della Penisola servirebbero complessivamente: 9.324 interventi per un valore di oltre 30 miliardi (in Veneto 273 opere per 2,4 miliardi). Con il Piano Città Metropolitane, #ItaliaSicura ha affrontato prioritariamente i territori più densamente popolati. “Si tratta di 132 opere per 1.300 milioni, 654 già finanziati. Contiamo di vedere i cantieri aperti nella prima metà del 2017”, ha puntualizzato Grassi. Per il bacino dell’Alto Adriatico si tratta di 5 interventi (bacini di laminazione nelle province di Venezia, Vicenza e Padova) per un totale di 155 milioni, 104 già trasferiti dallo Stato al Commissario di Governo (che in Veneto è il Presidente della Regione). “Ma deve essere chiaro che gli interventi infrastrutturali non ci mettono al riparo dal rischio sempre più elevato dovuto ai cambiamenti climatici – ha concluso il responsabile dell’Unità di Missione governativa – e il cittadino deve “auto-difendersi” dal rischio. La capacità di reazione delle comunità sarà fondamentale per mitigare davvero i danni”.
E in questo l’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico (competente per i fiumi Isonzo, Livenza, Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione) rappresenta un’avanguardia in Italia. Ieri a COWM16 è stato presentato il “modello Vicenza” realizzato nell’ambito di un progetto internazionale finanziato dalla Comunità Europea (WeSenseIt). “La cittadinanza vicentina, messa alla prova dalla grave alluvione del 2010, era particolarmente sensibilizzata e si è fatta coinvolgere con grande entusiasmo – spiega il Direttore dell’Autorità di Bacino Alto Adriatico, Francesco Baruffi – i cittadini daranno prova, nell’esercitazione prevista per venerdì 10 giugno, di come in caso di alluvione possano trasmettere dati alla centrale operativa con la loro App e contemporaneamente ricevere istruzioni sui comportamenti da tenere o comunicazione in grado di prevedere problematicità con un anticipo di 3 giorni (modello previsionale AMICO)”.
Un territorio, quello del Nordest, particolarmente esposto: un comune su 5 nel Veneto (107 comuni) è classificato a rischio massimo. Un’area densamente urbanizzata dove i danni economici, ma anche in termini di vite umane, possono essere estremamente elevati. “Nell’area dell’Alto Adriatico abbiamo 2mila chilometri quadrati alluvionabili in un tempo di ritorno di 100 anni – ha spiegato Michele Ferri, dell’Autorità di Bacino – è chiaro quindi che dobbiamo lavorare sulla riduzione della vulnerabilità ed esposizione al rischio per mitigare i danni. Un test in un piccolo comune nel bacino trasnazionale (Italia-Slovenia) dell’Isonzo (Savogna-UD, 500 abitanti) ci ha dimostrato che un osservatorio dei cittadini con tecnologie digitali può ridurre drasticamente i danni da alluvione: stimabili da 4 milioni a 1 milione. E’ chiaro quindi quanto sia importante investire in questa direzione. Quanto costa? Stimiamo 3,5 milioni per un bacino idrografico esteso 4mila km quadrati. Per tutto il nostro territorio di competenza si tratta di circa 30 milioni che contiamo di riuscire a finanziare nei prossimi sei anni, anche con il sostegno dell’UE”.
Tecnologie digitali, dunque, ma anche investimenti in corsi di formazione con i volontari e nelle scuole superiori per intercettare i nativi digitali. Dopo Vicenza, la sperimentazione si estenderà prioritariamente ai bacini di Brenta e Isonzo, nelle province più a rischio (Padova e Udine).
Una strategia che ha il sostegno della Comunità Europea, rappresentata ieri a Venezia da Andrea Tilche, Direttore Generale per i Cambiamenti Climatici: “Gli eventi alluvionali si stanno ripetendo con una frequenza molto più elevata che in passato. Social media e tecnologie, grazie alla loro diffusione di massa, possono diventare fondamentali nella gestione di situazioni di crisi. Ma dobbiamo passare ad una nuova generazione di cittadini che io chiamo gli obuser: gli observers & users, capaci di raccogliere e trasferire informazioni per creare una intelligenza collettiva delle comunità”.
Nel pomeriggio i lavori di COWM sono proseguiti con la presentazione in anteprima delle “Linee Guida per la progettazione delle opere contro il rischio idrogeologico”. Misure normative attese da trent’anni, fondamentali per la progettazione urbanistica e ingegneristica. Un evento che ha coinvolto il Consiglio Nazionale Ingegneri, con il presidente Massimo Mariani e il Consiglio Nazionale Geometri, con Pasquale Salvatore.