Convegno dei giovani imprenditori di Ferderalimentare: Assobirra interviene sull’economia circolare
Si è tenuto nei giorni scorsi il Consiglio Centrale e Nazionale dei Giovani Imprenditori di Federalimentare presso gli uffici dell’Ente di Certificazione internazionale DNV GL di Vimercate, dove si è discusso il documento guida per l’economia circolare pubblicato dalla Commissione Europea. Al centro dell’agenda, la sostenibilità della filiera agroalimentare e una riflessione approfondita sull’economia circolare, che supera il tradizionale modello lineare “usa e getta” (dalla materia al rifiuto).
All’incontro ha partecipato anche AssoBirra – l’Associazione che riunisce le grandi, medie e piccole aziende del settore della produzione di birra e malto. Piero Perron, il nuovo presidente, ha commentato a margine del convegno: “Il modello proposto dall’economia circolare ha come pilastro fondante la sostenibilità, e quindi l’attenzione all’ambiente e al riciclo. In 25 anni il settore birrario ha mostrato un grande impegno su questo fronte, arrivando a ridurre di circa due terzi la quantità di acqua consumata per produrre la birra. Per fare un esempio, basti pensare che siamo arrivati a risparmiare circa 9 miliardi di litri d’acqua all’anno, l’equivalente del fabbisogno idrico annuo di una regione come la Valle d’Aosta. Come segno di ulteriore impegno, entro il 2020 le aziende birrarie italiane diminuiranno di un ulteriore 25% l’impiego di acqua e faranno scendere del 40-50% rispetto al 1990 le emissioni di CO2″.
Per Filippo Terzaghi, Direttore dell’associazione dei birrai, “l’economia circolare offre anche l’opportunità di un modello economico virtuoso che può generare maggiori possibilità agli imprenditori e nuovi impulsi all’occupazione. Secondo le ultime stime, il settore della birra ha garantito circa 136.000 posti di lavoro nel 2014, fra diretti, indiretti e indotto allargato. È importante però che accanto a un modo nuovo di pensare l’economia, venga affiancata anche un’efficace riforma della fiscalità, che ancora oggi è un freno alle imprese: quella delle accise continua infatti ad essere un’anomalia tutta italiana: in nessun altro Paese europeo la birra viene penalizzata come da noi (tra il 1° gennaio 2003 e il 1° gennaio 2015 le accise sul prodotto sono più che raddoppiate, segnando un +117%). Intanto, le tasse rallentano anche il fenomeno di crescita dei microbirrifici (dal +20-25% ad appena un +4%), mentre con accise più basse si potrebbero generare dai 3.000 agli 11.000 nuovi posti di lavoro”.