Concordia infinita, appello degli ambientalisti: “Dopo la rimozione, risarcire il danno ambientale”
“Basta con il balletto dei porti. Auspichiamo che la soluzione individuata per lo smaltimento della Concordia sia un porto italiano e che questo drammatico incidente rappresenti l’occasione per dotare il nostro paese delle infrastrutture e del processo produttivo necessari allo smaltimento delle navi e mettere fine alla prassi vergognosa di mandare i relitti dove costi di manodopera e le normative sulla sicurezza sono inesistenti”. Le associazioni Legambiente, Greenpeace, Wwf Italia commentano in una nota congiunta le dichiarazioni rilasciate oggi dal capo della Protezione Civile Franco Grabrielli in audizione alla Commissione Ambiente della Camera sulla rimozione del relitto della Costa dall’Isola del Giglio e sull’ipotesi che venga scelto un porto turco per lo smantellamento. “Chiediamo al governo – proseguono le tre associazioni ambientaliste – di indirizzare Costa nella giusta direzione, affinché la società opti per la soluzione più idonea. Il principio di questa scelta non può essere unicamente la convenienza economica, bensì quello del minor impatto ambientale”.
L’utilizzo del Vanguard, per esempio, l’enorme piattaforma galleggiante che porterebbe la nave in Turchia comporterebbe non irrilevanti problemi ambientali per quanto riguarda la gestione delle acque confinate all’interno dello scafo della Concordia che, vale la pena ricordare, contengono ancora 100 tonnellate di olio pesante e sono contaminate, come ammesso dalla stessa Costa Crociere e confermato dal ministero dell’Ambiente, tra l’altro da solfuri, arsenico e metalli pesanti. Nel caricare il relitto sul Vanguard, tutte le acque contaminate e le sostanze inquinanti fuoriuscirebbero dallo scafo provocando un ulteriore, pesantissimo danno ambientale.
“Infine e non da ultimo – concludono Legambiente, Greenpeace, Wwf Italia – ribadiamo che la vicenda Costa Concordia non si chiude con la rimozione del relitto, ma con il ripristino dello stato dei luoghi e il risarcimento del danno ambientale provocato nelle acque e sui fondali del’Isola del Giglio, come concordato nella Conferenza dei Servizi decisoria del 15 maggio 2012. Chiediamo alla Regione Toscana e al ministero dell’Ambiente di tenere alta l’attenzione sulla bonifica dei fondali, sul ripristino dello stato dei luoghi e sulla quantificazione del risarcimento del danno ambientale (ad oggi valutato prudenzialmente da ISPRA in oltre 13 milioni di euro, senza valutare gli impatti derivanti dalle fuoriuscite durante la fase di rotazione), per tutto il tempo necessario dopo la rimozione del relitto”.