Biologico marchigiano: una storia di innovazione e successo economico
Nonostante l’economia in crisi, si confermano gli indici positivi per quei settori che hanno saputo puntare sull’innovazione di processo e di prodotto, spingendo l’acceleratore sull’internazionalizzazione dei commerci. Non si sottrae a questa tendenza l’agricoltura biologica marchigiana, che negli ultimi anni ha condotto una serie di investimenti relativi all’innovazione di prodotto (produzione sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale), e di processo (una filiera sempre più tracciata e completa).
La focalizzazione su prodotti ad elevato valore aggiunto (derivati dalla lavorazione di cereali, in particolare di quelli antichi), insieme alla diffusione di una cultura improntata alla genuinità alimentare e alla sostenibilità ambientale hanno premiato gli sforzi delle 5 cooperative agrobiologiche e degli oltre 300 agricoltori biologici associati al Consorzio Marche Biologiche, impegnati ogni giorno nella difesa del proprio territorio, delle colture appartenenti alla tradizione contadina, dei processi rispettosi dell’uomo e dell’ambiente.
Una visione che non si limita al territorio della Regione Marche ma che varca i confini nazionali con la creazione di una struttura capace di rispondere all’internazionalizzazione crescente dei commerci. Ne sono una conferma i 30 milioni di fatturato registrati dall’intera filiera biologica regionale per l’anno 2013.
Significativi i dati delle principali cooperative associate al Consorzio Marche Biologiche. Ottimo risultato di Gino Girolomoni Cooperativa Agricola, storica realtà del biologico italiano, che ha registrato a fine 2013 un incremento di fatturato di oltre il 10%, attestandolo intorno agli 8,5 milioni di euro. Una crescita che, in termini relativi, vede un maggiore peso delle vendite in Italia (+30% contro il +9% dei paesi esteri), ma che continua a confermare l’internazionalità dell’azienda che realizza circa il 90% del proprio fatturato all’estero grazie alla fiducia continua nutrita nei confronti del Made in Italy da parte di clienti storici e all’acquisizione di nuovi mercati.
Buono il risultato anche della Cooperativa Agricola Terra Bio, con un fatturato complessivo di 12 milioni di euro (tra materie prime, che incidono per circa l’86%; i mezzi tecnici, che incidono per circa il 6%; e infine i prodotti trasformati/confezionati che pesano per il restante 8%). I dati di vendita dei prodotti trasformati/confezionati (sia in Italia che all’estero) presentano valori molto positivi sia per le materie prime sia per il prodotto a marchio; in particolare, il prodotto a marchio Terra Bio cresce più del 60% rispetto all’anno precedente. Aumentano i punti vendita serviti in Italia e Germania, con penetrazione del mercato scandinavo e previsioni di distribuzione per il prossimo anno nel mercato inglese e francese.
Segno positivo anche per La Terra e Cielo Cooperativa Agricola, con un incremento dell’8% soprattutto nel mercato Italia e un fatturato che supera i 2,5 milioni di euro. Significativa la crescita di vendita di pasta biologica di frumento duro varietà Cappelli.
“Certo la crisi continua a mordere – conferma Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche Biologiche – e quest’anno ha mietuto migliaia di aziende del settore secondario e terziario in tutta la Regione Marche. Anche il settore primario ha le sue non poche criticità strutturali, ma come non vedere i segnali positivi provenienti dai comparti più innovativi, in grado di esportare all’estero, che hanno fatto una scelta chiara per la produzione di beni alimentari di qualità, in modo particolare biologici? E’ importante, alla luce di questi dati, proseguire unitamente nella valorizzazione e nel supporto ai piccoli e grandi agricoltori che ogni giorno superano difficoltà burocratiche, amministrative e fiscali pur di perseverare nella propria scelta di coltivare, pensare e produrre in modo biologico. Per fortuna una crescente attenzione al comparto agrobiologico proviene sia da parte di istituzioni locali che da organismi di ricerca a livello nazionale, o università degli studi presenti sul territorio. Si tratta di realtà politiche, economiche e culturali che hanno compreso e ribadito il valore trainante del comparto agricolo per l’economia regionale, e volgono alla diffusione di modelli di partenariato efficienti; alla promozione di distretti alimentari biologici che tengano le persone ancorate al territorio; alla formazione di operatori, cittadini e amministratori locali al fine di arginare pesanti errori di prospettiva. Col loro sostegno il Consorzio Marche Biologiche, impegnato da tre anni nella valorizzazione della filiera biologica regionale, conferma l’agricoltura biologica un fiore all’occhiello della Regione Marche e il partenariato di filiera un esempio da perseguire come elevato valore aggiunto alla produzione primaria”.