Banca Etica azionista critico all’assemblea di Enel
La Fondazione Culturale Responsabilità Etica (FCRE) è tornata a fare azionariato critico nei giorni scorsi all’assemblea degli azionisti di Enel assieme all’Associazione Re:Common.
Nel mirino, quest’anno, ci sono le centrali a carbone che rimarranno aperte in Italia nonostante il piano di dismissione presentato alla fine del 2014. Il piano prevedeva la chiusura di 23 impianti a fonti fossili in Italia per un totale di 13,32 GW di capacità installata. «La società risponde alla crisi del settore elettrico investendo nelle rinnovabili, la cui capacità installata salirà da 9,6 GW a 16 GW entro il 2019. E’ una grande svolta che attendevamo da tempo», spiega Mauro Meggiolaro, responsabile azionariato critico di Fondazione Banca Etica. «Come azionisti critici monitoreremo gli obiettivi che Enel si è posta rilanciando con nuove proposte».
A Enel la Fondazione di Banca Etica chiede tuttavia un piano preciso per la chiusura di tre grandi impianti a carbone che non sono stati inclusi nella lista delle dismissioni: Civitavecchia, Brindisi e La Spezia. I problemi dell’impianto spezzino sono stati evidenziati in assemblea da Daniela Patrucco, rappresentante del “Comitato Spezia Via dal Carbone“. «A La Spezia le emissioni di CO2 sono aumentate di oltre il 70% dal 2002 al 2013 visto che nella centrale si è ridotto progressivamente l’uso del gas a favore del carbone», spiega Patrucco. «E’ strano che La Spezia non sia nella lista degli impianti da dismettere nonostante si trovi all’interno del tessuto urbano, uno dei presupposti indicati da Enel per la dismissione degli altri impianti».
La centrale di La Spezia sarebbe inoltre molto simile a quella di Vado Ligure (Savona), di proprietà di Tirreno Power, che è stata posta sotto sequestro nel marzo del 2014 per disastro ambientale e danni alla salute. «C’è il rischio che la stessa sorte possa toccare all’impianto di La Spezia», continua Patrucco. «Uno scenario che sarebbe opportuno prevenire, nell’interesse di tutti gli azionisti».