Auto elettriche: la conferma che gli incentivi funzionano. Vendite a +250% rispetto al 2019
Il
2020 si è chiuso con un’impennata delle vendite di
auto elettriche che porta ad un dato record in termini percentuale di
+ 251,5% rispetto all’anno precedente, con un totale di
59.875 auto immatricolate di cui 32.500 Bev (vale a dire auto con batteria elettrica) e 27.375 Phev (auto ibride plug in). Nel 2019 il totale dell’immatricolato delle due categorie, Bev e Phev, era stato di 17.600 unità.
Sono questi i risultati del
report che ogni mese pubblica
Motus-E, associazione fondata nel
2018 che oggi raggruppa
oltre 60 operatori del mondo automotive, delle utilities, fornitori di infrastrutture elettriche e di ricarica, filiera delle batterie, studi di consulenza, società di noleggio, università, associazioni ambientaliste e associazioni di consumatori.
Oggi possiamo dunque contare su quote di mercato relative al 2020 di Bev e Phev pari rispettivamente al
2,3% e
1,97%. Ma la riduzione dell’immatricolato totale di auto nel 2020, segnala il report dell’associazione, è tuttavia di più di 500.000 unità, che in percentuale si traduce in un -27.1% rispetto al 2019. Se il mercato fosse stato pari a quello del 2019 le quota di sole Bev e di sole Phev sarebbero state ridotte all’1,6% e 1,4%. Numeri che evidenziano come il
trend sia positivo, ma di strada da fare per l’affermazione della mobilità elettrica ce ne sia ancora molta e
gli incentivi siano per il momento ancora necessari al sostegno di questo mercato:
per almeno altri 3 anni, secondo Motus-E.
Nel dettaglio del mese di dicembre 2020, si segnala una crescita molto importante delle vendite rispetto al mese precedente: le elettriche pure e plug-in, registrano rispettivamente 7.258 e 6.354 unità vendute. Questo si traduce in un aumento delle vendite rispetto a novembre 2020 del 52% per le Bev e del 30% per le Phev.
“Il consuntivo 2020 nelle vendite di auto elettriche e ibride plug-in conferma che quest’anno, nonostante la pandemia, può essere considerato, l’inizio della rivoluzione nella mobilità – spiega Dino Marcozzi, Segretario generale di Motus-E – Questo è vero un po’ in tutta Europa ed anche in Italia (nonostante permanga un grosso gap di sviluppo, soprattutto rispetto a Germania, Francia ed i Paesi del Nord). Le aziende che hanno deciso di investire in questo settore ci dimostrano quanto la mobilità elettrica non sia più solo una previsione futuribile ma una realtà concreta. Chi non l’ha fatto, alla luce dei dati e dei fatti sta reagendo cercando di screditare quella che percepiscono erroneamente come una minaccia. Piuttosto riteniamo che proprio la crescita straordinaria del mercato dei mezzi alla spina ci deve fare concentrare nello sviluppo delle infrastrutture: una spina senza una presa cui attaccarsi – conclude Marcozzi - diventa l’oggetto più inutile e frustrante che si possa pensare”.