Alpi Orobie: torna la vita (e il lavoro) sugli alpeggi
Al via la seconda fase del progetto A.R.C.OROBIE – Alpeggi: Risorsa Culturale delle Orobie Bergamasche, promosso e coordinato dal Parco delle Orobie Bergamasche, in collaborazione con UNIMONT – Università degli Studi di Milano (Centro Interdipartimentale di Studi Applicati per la Gestione Sostenibile e la Difesa della Montagna), e i Comuni di Colere, Gromo, Oltressenda Alta, Taleggio, Valbondione, Valnegra e Vedeseta, con il sostegno di Fondazione Cariplo e il co-finanziamento di Regione Lombardia.
Conclusasi nel giugno 2014 la fase I, dedicata al censimento dei beni e alla costruzione del metodo di rilievo e valutazione degli alpeggi, secondo un modello di conservazione integrata, prende avvio ora la fase II del progetto.
Obiettivo finale di questo ulteriore passaggio è quello di concretizzare il metodo messo a punto nella I fase del progetto, attraverso la realizzazione di interventi strutturali su diversi beni tra quelli censiti ed inseriti come interventi prioritari nel Piano della Conservazione prodotto a conclusione della precedente fase. Grazie a questi interventi sarà possibile portare a nuova vita edifici che sono espressione della cultura e della società alpina, rivalutandoli non solo da un punto di vista architettonico, ma anche ambientale e produttivo, facendoli tornare ad essere sede di un progetto imprenditoriale. Gli alpeggi, infatti, sono strutture complesse in cui la multifunzionalità permette una valorizzazione architettonica, territoriale, paesaggistica, naturalistica e agrozootecnica.
Proprio per tenere conto di tale multifunzionalità, nella fase I, per ogni alpeggio-campione è stata avviata un’indagine conoscitiva di archivio e di rilievo che, congiuntamente all’approccio multi-attributo concretizzatosi in un sistema di supporto alle decisioni denominato MARCOS (Multiattribute A.R.C.Orobie System), ha permesso di definire in maniera razionale e rigorosa le priorità d’intervento funzionali alla manutenzione programmata delle strutture.
“L’intera area delle Orobie, per quanto oggi sofferente a seguito di un progressivo abbandono, porta in eredità un patrimonio prezioso e non più trascurabile, fatto di storia, tradizioni, paesaggi e sensazioni che meritano di essere recuperati. In questa direzione va il progetto A.R.C.Orobie con cui siamo certi di poter riscoprire un’identità comune a tutti noi molto cara. Fondamentale è stato l’approccio sistemico con cui abbiamo caratterizzato la prima parte dei lavori e con cui procederemo in divenire, in modo da favorire un’analisi e una gestione condivisa dell’intero progetto”, ha commentato Yvan Caccia, presidente del Parco delle Orobie Bergamasche.
La seconda fase, in cui centrale è, ancora una volta, il sostegno di Fondazione Cariplo, vedrà l’attivazione di nove cantieri per il restauro architettonico delle strutture più rappresentative (co-finanziato dalla Regione Lombardia), il coinvolgimento di giovani imprenditori per rilanciare l’economia rurale nelle zone montane di alta quota e l’avvio di corsi di formazione specifici per la gestione degli interventi strutturali in aree protette.
In questa fase il partenariato si arricchisce di un nuovo soggetto, la Scuola Edile di Bergamo, che aveva comunque già dato un contributo come supporto alla progettazione del corso per maestranze. Oltre ad occuparsi dell’effettiva erogazione di tale corso, la Scuola coadiuverà l’Università nella realizzazione di attività seminariali destinate a imprenditori e a professionisti.
“Lavorare sugli alpeggi vuol dire porre attenzione su numerosi aspetti strettamente integrati tra loro, affinché si possa innescare un percorso virtuoso che li faccia tornare ad essere un esempio di attività produttiva sostenibile nel tempo ed integrata nel territorio. In questa accezione, sono tanti i fattori da considerare, tra questi: la struttura, l’accessibilità, la viabilità interna, la disponibilità idrica e la peculiarità paesaggistica, nonché il fatto di trovarsi in un’area protetta. L’area considerata dal progetto, infatti, ricade in uno dei principali centri di biodiversità a livello continentale, caratterizzato, negli ultimi anni, da un sensibile recupero d’interesse, che non può non avere il proprio epicentro nella ripresa di attività imprenditoriali private. Questioni complesse, quindi, da non sottovalutare e da trattare, anzi, con competenza e coordinazione”, – ha specificato Gian Battista Bischetti, ricercatore GeSDiMont – Responsabile Scientifico A.R.C.Orobie.
IL valore del progetto per il Parco è stato sottolineato dal direttore Mauro Villa: “La seconda fase del progetto A.R.C.Orobie mobilita una risorsa economica complessiva di circa 1 milione di euro, che si aggiungono a quanto già ottenuto nella prima fase (277.000 euro). In particolare, per la fase II, Fondazione Cariplo mette a disposizione 410.000 euro e la restante quota è cofinanziata dalla DG Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione Lombardia per 496.851 euro e dai Comuni proprietari degli edifici oggetto di intervento per euro 74.691”
Un progetto di importante valore economico ma non solo. “Questo progetto – ha continuato Mauro Villa – è di particolare rilievo per il Parco, non solo perché in un contesto di veloce e progressiva diminuzione delle risorse disponibili si reperiscono fondi significativi da destinare alla manutenzione e allo sviluppo del territorio, ma soprattutto perché tali finanziamenti vanno ad incidere sul principale progetto strategico del Parco, ossia quello che cerca di coniugare lo svolgimento delle attività agricole ecocompatibili con il mantenimento degli elevati livelli di biodiversità naturale che contraddistinguono le Orobie: il paesaggio orobico è in gran parte frutto di secoli di interazione uomo-ambiente e la biodiversità attuale è uno dei frutti di tale interazione, soprattutto in specifico riferimento all’esistenza di prati e pascoli”.
“A.R.C.Orobie – sottolinea Anna Giorgi, direttore di UNIMONT- Università degli Studi di Milano – esprime lo spirito più autentico dell’Università della Montagna alla ricerca di modelli alternativi che interessino perlopiù i giovani e che, attraverso azioni e iniziative efficaci ed alti valori professionali, rilancino la centralità del territorio montano”.