Allarme WWF per l’Africa: gorilla a rischio estinzione se procedono esplorazioni petrolifere
Africa chiama Europa per salvare gli ultimi gorilla di montagna, appena 880 esemplari di questo possente animale africano, scampati al bracconaggio e alla deforestazione selvaggia che negli ultimi anni ha decimato la specie e oggi minacciati dallo spettro delle perforazioni petrolifere che incombe sul Parco Nazionale del Virunga, ultimo baluardo di salvezza tra Congo, Uganda e Ruanda. Per questo il direttore del Parco Nazionale del Virunga, Emmanuel De Mérode, è venuto in Europa a chiedere aiuto per salvare la specie e fermare questo tragico conto alla rovescia verso l’estinzione. All’incontro, giovedì 31 a Bruxelles, sarà presente anche il WWF Italia, in questi mesi impegnato nella campagna Green Heart of Africa per salvare il Bacino del Congo, che oggi riparte dal gorilla.
Negli ultimi dieci anni la popolazione dei gorilla di montagna è diminuita del 75% a causa dei bracconieri a caccia della loro carne (bushmeat), del commercio illegale di prodotti derivati e della deforestazione, che ogni anno distrugge nel bacino del Congo ben 700.000 ettari di foresta. Oggi sopravvivono solo in due aree tra il Parco Nazionale del Bwindi e il Parco Nazionale del Virunga, dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, ma secondo le Nazioni Unite al tasso attuale di bracconaggio e perdita di habitat, la maggior parte delle popolazioni di gorilla potrebbe sparire entro 10 anni.
E ora si aggiunge la minaccia delle grandi industrie del petrolio, che hanno già acquistato concessioni per l’esplorazione petrolifera in circa l’85% del Parco del Virunga. Ma a pagare per l’oro nero in cui il parco affonda le sue radici saranno i suoi habitat, i suoi abitanti e le tante comunità locali, già prostrate da guerre, povertà e conflitti, la cui sopravvivenza dipende dalla vitalità delle risorse naturali, e per il cui benessere il gorilla potrebbe essere un importante alleato.
Ma quanto “vale” il gorilla – una delle scimmie più simili all’uomo, con cui condivide oltre il 98% del proprio patrimonio genetico – per l’economia locale? Sul mercato del commercio illegale, un piccolo di gorilla può essere venduto ad una somma che va da 15.000 a 40.000 dollari nei mercati africani, la sua mano viene venduta come trofeo a meno di 6 dollari e un chilo di carne di gorilla vale da pochi centesimi a pochi dollari, una strage indecorosa a vantaggio di pochi. Ma da vivo e in un habitat sano, ogni gorilla fa arrivare all’industria del turismo 25.000 dollari l’anno, che a pieno regime potrebbero essere 62.000, mentre l’indotto prodotto complessivamente dal turismo per i gorilla di montagna è di 22 milioni di dollari l’anno, e potrebbe arrivare fino 54,4 milioni di dollari l’anno, con gran parte del ricavato a sostegno dell’economia locale.
“Salvare il gorilla di montagna significa salvare il Cuore Verde dell’Africa, la sua straordinaria natura e i villaggi e le comunità che vivono nel meraviglioso Parco del Virunga“, spiega Isabella Pratesi, direttore Politiche di Conservazione Internazionali del Wwf Italia, che incontrerà il direttore del Parco del Virunga a Bruxelles. “Le attività esplorative ed estrattive avrebbero un impatto catastrofico sulle comunità locali e sull’ambiente. Ettari di foresta verrebbero abbattuti, le nuove strade costruite consentirebbero un ingresso facilitato ai bracconieri”.