Al CRIET della Bicocca un dibattito sullo sviluppo sostenibile del “Made in Italy”
Mercoledì 25 ottobre si è svolto, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, un evento dedicato alle “Eccellenze Sostenibili” organizzato dal CRIET (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) nell’ambito del progetto CRIET Incontra.
L’obiettivo era quello di mettere a fuoco valide prospettive di consolidamento del “Made in Italy” in quanto modello di riferimento per una produzione di qualità eccellente e sostenibile per l’ambiente. Un modello che ha iniziato ad affermarsi nel mondo agricolo, ma che a partire da questo ha successivamente contaminato la moda e il design, la valorizzazione del paesaggio e la tutela dei beni culturali.
Dopo i saluti istituzionali del Rettore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Cristina Messa, si sono succeduti gli interventi di Angelo Di Gregorio, Direttore del CRIET, focalizzato su “L’Economia Circolare”, di Matilde Ferretto, Presidente CLM in Turismo, Territorio e Sviluppo Locale del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dedicato alla “Società culturale” e di Gilberto Garuti, Responsabile Ricerca e Sviluppo Neorurale Srl su “Agricoltura e sostenibilità”.
I tre relatori hanno presentato le condizioni che, dal loro punto di vista, porterebbero oggi l’Italia a essere all’avanguardia nel panorama internazionale per ricchezza di “eccellenze sostenibili”. Il nostro Paese presenta infatti un modello di agricoltura in cui ha rilievo (anche se ancora diffusione limitata) un’importante serie di fattori: qualità, distintività, valore culturale e antropologico del produrre, biodiversità, sostenibilità.
“Il modello agricolo italiano può candidarsi ad accogliere le principali sfide a livello globale, dimostrando che anche se intensiva l’agricoltura può essere rispettosa della biodiversità, farsi custode dell’ambiente e del patrimonio di civiltà che esprime, diventare protagonista dell’intera filiera del food, purché sostenibile da un punto di vista ambientale ed economico”, ha affermato Angelo Di Gregorio, Direttore CRIET. “Connessi al mondo agricolo esistono inoltre segmenti e professioni che fanno della sostenibilità un valore primario della loro opera”.
Docenti universitari, personalità del mondo del food, della cultura e del design hanno quindi partecipato a un confronto sulle opportunità di successo delle “eccellenze sostenibili” espresse dai nostri territori, presentando il proprio contributo in termini di esperienza, conoscenza dei trend di cambiamento che impattano sulla percezione di qualità a livello internazionale secondo le rispettive prospettive settoriali, dall’Italian Food ai Beni Culturali, dal Design al Paesaggio.
“Il patrimonio culturale è un fattore essenziale nel contribuire a promuovere e valorizzare il territorio, attraendo talenti e turismo. In tal senso è determinante sviluppare progetti sostenibili intorno ai luoghi della cultura dove deve crescere una progettualità condivisa che produca benessere e sviluppo economico per l’intera comunità, preservando al tempo stesso il contesto ambientale e architettonico. Non possiamo trascurare la questione spazio quale risorsa da proteggere. Preservare i diversi territori, significa difendere luoghi nei quali l’uomo sia capace di orientarsi e riconoscersi, luoghi ai quali sente di appartenere perché in essi ritrova la propria memoria, la propria storia, la propria cultura e la propria identità. Quindi sviluppo sostenibile e tutela e valorizzazione del paesaggio non sono concetti alienabili e devono camminare di pari passo”, ha affermato Gioia Gibelli, Presidente Siep-IALE (Sezione italiana della International Association for Landscape Ecology).
“E’ doveroso ripensare la moda, una delle industrie più inquinanti al mondo, secondo questa prospettiva. Trasformandola in un settore più sostenibile che include tanto i principi della moda ecosostenibile, cioè attenta all’ambiente, quanto quelli della moda etica, rispettosa delle condizioni di lavoro e disponibile a fornire ai consumatori tutte le informazioni riguardanti il prodotto finito”, ha affermato Francesca Romana Rinaldi, Docente di Fashion Management all’Università Bocconi e Direttore del Master in Brand & Business Management presso il Milano Fashion Institute.
“In cucina, il km zero è solo il punto di partenza per parlare di sostenibilità”, ha commentato Davide Oldani, ideatore della cucina POP. “Pensiamo alle opportunità per coniugare sostenibilità con la soddisfazione del palato e della ricerca estetica che derivano dall’impiego di risorse energetiche alternative, dalla riduzione dei consumi, da un efficiente impiego dell’acqua, dal riciclo al riutilizzo degli scarti”.
Per quanto riguarda, l’architettura e il design, Carlo Vezzoli, Docente di Disegno Industriale al Dipartimento di Design del Politecnico di Milano e Coordinatore del Gruppo di ricerca Design e Innovazione di sistema per la Sostenibilità (DIS), ha evidenziato l’interesse del contributo espresso da professioni “che si dimostrano sempre più sensibili a una progettazione che tiene conto delle condizioni ambientali di un luogo, così da adattarsi in maniera sapiente – e senza rinunciare all’estetica – al concetto di evoluzione”.