Agia-CIA: i giovani agricoltori si interrogano sul rilancio delle zone rurali
Il futuro dell’agricoltura italiana è scritto anche nella qualità della vita delle zone rurali. E nella capacità di affrontare la sfida di uno sviluppo socio-economico di territori spesso depressi e poveri di servizi. Il segreto del dinamismo delle campagne sta dunque in un nuovo modello produttivo e sociale capace di stabilire un armonico rapporto tra città e campagna. E la chiave di volta è il ricambio generazionale: solo dando la terra ai giovani, e mettendoli nella possibilità di lavorarla, le aree agricole possono diventare un luogo socialmente ed economicamente appetibile. È quanto è emerso, a Verona, dal quinto seminario di “Agriyou-Terra giovane”, il progetto europeo sulla Pac dell’Agia, l’Associazione dei Giovani Imprenditori della CIA – Confederazione Italiana Agricoltori.
Multifunzionalità aziendale, valorizzazione del territorio e tutela dell’ambiente, turismo enogastronomico, produzione di agro-energie, miglioramento dei servizi: queste le parole d’ordine per invertire la rotta del progressivo “invecchiamento” delle campagne. Un processo, afferma l’Agia-Cia, che ha avuto inizio negli anni ’60 e che ha portato la popolazione rurale dell’UE a “invecchiare” molto più velocemente della media europea. I numeri parlano chiaro: il 17 per cento della popolazione rurale europea supera i 65 anni, mentre se si guarda solo agli agricoltori la percentuale sale al 34,1 per cento. E l’Italia fa ancora peggio toccando quota 44,5 per cento, contro il bassissimo 2,9 per cento di imprenditori “junior”.
“È ora di porre fine al fenomeno di spopolamento e di senilizzazione delle zone rurali e la prima questione da affrontare è la redditività in agricoltura, adottando politiche riformatrici sul mercato del lavoro che rendano più remunerativo il mestiere del produttore”, ha sostenuto il presidente nazionale di Agia-Cia Luca Brunelli nel seminario di Verona- “È un’indagine di Oiga e Rete Rurale a darci un interessante spunto di riflessione in questo senso: il 50 per cento dei figli di agricoltori non vuole subentrare al padre perché giudica insufficiente il reddito agricolo. Ma vanno di pari passo le questioni della disponibilità di terra, l’accesso al credito e la semplificazione amministrativa, perché il peso della burocrazia scoraggia l’ingresso dei giovani imprenditori nel settore con la loro preparazione fresca e competitiva”.
“Le zone rurali rappresentano ben il 92 per cento della superficie UE e impegnano il 53 per cento della manodopera, creando il 45 per cento di valore aggiunto. È ora di considerarle una risorsa da valorizzare, soprattutto in questo momento di crisi globale”, ha rimarcato il presidente nazionale della Cia nelle conclusioni del seminario di Verona. “Al dinamismo di queste aree si lavora puntando sui giovani e sulle risorse ambientali e territoriali, che possono davvero diventare il biglietto da visita per la crescita, allo stesso modo della filiera corta e delle tecnologie eco-compatibili”.
Nell’incontro di Verona sono intervenuti, tra gli altri, il presidente della Cia del Veneto Daniele Toniolo e Flavio Furlani, presidente della Cia provinciale. La chiusura è stata invece affidata all’intervento del presidente nazionale Giuseppe Politi. Il percorso di “Agriyou-Terra giovane”, rivolto soprattutto ai giovani delle aree urbane, troverà la sua sintesi e conclusione a Roma nell’incontro europeo che si terrà dal 20 al 22 marzo, e che ospiterà i maggiori protagonisti del mondo agricolo comunitario.