“Poco, ma buono e fortemente radicato nel territorio”, dice Anna Giorgi, docente di Biologia Vegetale e Animale e direttrice dell'Università della Montagna di Edolo (Brescia), per spiegare come si può salvare l'agricoltura alpina. “Per la permanenza dell'uomo in queste aree, che è importantissima anche per la gestione del paesaggio e la prevenzione del dissesto, è importante avviare un'agricoltura di qualità più che di quantità, uscendo dall'omologazione, elemento di fragilità in tutti i sistemi”. Le prime esperienze di produzioni locali e molto particolari, nate da alcuni anni nelle valli alpine, danno ragione a questo modello, mentre l'alternativa, per chi continua a produrre per ...