Il 70% delle aziende prevede di investire sui cambiamenti climatici
Secondo la recentissima ricerca “Action amid uncertainty: the business response to climate change“, condotta dalla società di consulenza e revisione contabile Ernst&Young su 300 top managers di tutto il mondo a capo di aziende con fatturato minimo di 1 miliardo di dollari, sono ben il 70% gli executive che prevedono di aumentare la spesa per iniziative sul cambiamento climatico, tra il 2010 e il 2012.
Un dato sorprendente, se si tiene conto delle impegnative condizioni economiche e dell’incertezza normativa sul settore, che riflette tuttavia la convinzione delle grandi aziende che il tema del cambiamento climatico impatterà significativamente sulle performance e sulle strategie di business dei prossimi anni.
L’indagine ha rilevato inoltre che gli executive si aspettano di effettuare importanti investimenti non solo per generare risparmi sui costi, ma anche nuove opportunità di ricavi legati al cambiamento climatico, come reso possibile dal sistema del Clean Development Mechanism. Per questo quasi la metà del campione intervistato prevede di spendere dallo 0,5% a più del 5% dei propri ricavi in iniziative legate al cambiamento climatico, il che si traduce, per una società da 1 miliardo di dollari, in una spesa prevista compresa tra i 5 e i 50 milioni di dollari all’anno.
Secondo Roberto Giacomelli, Italy Climate Change and Sustainability Services Leader di Ernst & Young, “Le aziende leader non stanno permettendo che la mancanza di normative standard globali rallenti i loro investimenti nel cambiamento climatico. Gli altri driver di mercato, come ad esempio il crescente interesse degli analisti nella performance del cambiamento climatico, stanno spingendo ulteriormente la necessità di azioni e di maggior trasparenza”.
I consumatori e gli analisti (incaricati di valutare le aziende) sono dunque i due fattori che stanno guidando questo trend degli investimenti, con l’89% degli intervistati che dichiara come le attività aziendali sul cambiamento climatico siano guidate principalmente dalle richieste in continua evoluzione dei clienti. Alcuni settori, tra cui l’automotive e quelli dei prodotti di consumo e della tecnologia, ritengono poi, all’unanimità, che le preferenze dei clienti, cambiando, abbiano creato uno stimolo fondamentale all’azione e all’innovazione.
Ma anche l’opera degli analisti finanziari, che stanno sempre più legando la risposta al cambiamento climatico delle aziende alla valutazione delle stesse influenza il 40% dei senior executive intervistati.
L’efficienza energetica risulta al primo posto nella lista delle azioni previste, con l’82% degli intervistati che pianifica di investire in quest’area a partire dai prossimi 12 mesi. Circa la metà conferma invece che spin-off o start-up di nuovi business siano alcune delle nuove attività su cui concentrarsi. Il 65% degli executive intende comunque focalizzare gli investimenti su nuovi prodotti e servizi.
Conclude Giacomelli: “ Gli executive più avveduti riconoscono nell’integrazione della risposta al cambiamento climatico nei propri piani di business l’opportunità di perseguire contemporaneamente tre obiettivi di assoluto rilievo: generare ricchezza, risparmiare denaro e rispondere alle aspettative degli stakeholder. Al fine di cogliere tale opportunità è necessario che anche le aziende di settori non direttamente impattati dalle normative sul contenimento delle emissioni di gas serra avviino un percorso di definizione e attuazione di una propria strategia organica sulle tematiche dell’energia e del clima. Un percorso efficace dovrà integrare coerentemente la visione del management sul posizionamento atteso nel medio-lungo periodo con le attività di mappatura e riduzione delle emissioni di gas serra e con la comunicazione ai portatori di interesse rilevanti”.
Andrea Gandiglio