La partitura come squarcio naturale. Intervista a Evelino Pidò
Evelino Pidò è un direttore d’orchestra di fama internazionale. Il suo successo è legato all’ispirazione che trae dalla natura, con i suoi suoni e la sua armonia. Torinese, da anni porta la propria musica in giro per il mondo. “Sono uno zingaro di lusso, il mio lavoro mi fa viaggiare molto e ho notato che all’estero c’è una maggiore attenzione ai temi legati alla sostenibilità ambientale. Specialmente a Ginevra, dove un forte senso civico spinge le persone a rispettarsi tra di loro e a prendersi cura della natura”.
D) Maestro Pidò, che rapporto ha con la natura?
R) La amo molto. Ho la fortuna di abitare in collina, a Cavoretto, un piccolo borgo di mille anime immerso nel verde, al limite del Parco Europa. Vivo in un ambiente sano e tranquillo non lontano da una città come Torino. La mia casa è a due passi dalla chiesa del paese e il rintocco delle campane ogni mezz’ora non mi disturba affatto, anzi, è una piacevole compagnia.
D) Quindi la natura fa parte del suo vivere quotidiano.
R) Fin da piccolo i miei genitori mi hanno dato un’educazione improntata alla generosità e al rispetto del prossimo e dell’ambiente. Mi è stato insegnato che un viale alberato, la sponda di un fiume o una semplice passseggiata in campagna racchiudono una grande ricchezza. Personalmente non mi ritengo una persona con il pollice verde, ma mi piace raccogliere le rose dal mio giardino e sistemarle in un vaso. Ho anche un piccolo frutteto e a giugno prenderò una scala e andrò a cogliere le ciliegie.
D) Il suo lavoro la porta in giro per il mondo, ma Torino resta la sua città. Come la giudica in quanto a pratiche di sostenibilità ambientale?
R) Mi da l’impressione che venga data maggiore importanza a fattori di tipo estetico e che la tutela ambientale sia un po’ trascurata. Si ristrutturano le facciate dei palazzi nel centro storico mentre le politiche di sostenibilità e rispetto della natura passano in secondo piano. Credo che sia una questione di educazione. Ho due figlie che vanno a scuola e noto che c’è una scarsa attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile.
D) Con un orecchio come il suo non deve essere facile girare in città a causa dell’inquinamento acustico e dell’assenza totale di silenzio.
R) Il silenzio è musica e purtroppo è una merce sempre più rara nei centri urbani. Ricordo una volta a Napoli, in piazza del Plebiscito non riuscivo a parlare al telefono tanto era forte il frastuono della città. Ho un orecchio molto sensibile e i rumori amplificati mi urtano particolarmente. Le confesso che mi piacerebbe sentire un concerto dei Rolling Stones o di Bruce Springsteen, ma con le casse che vomitano tutti quei decibel non posso andare.
D) Uno studio dell’Università di Madison, nel Wisconsin, ha dimostrato che le mucche producono più latte quando ascoltano Mozart e le piante vengono cullate dalla musica classica. Che interpretazione ne da lei?
R) Il suono è una sorgente viva, è come una luce che penetra. La musica è un dono di Dio e non sono solo le mucche a trarne giovamento. Pensi alla maternità, quando mia moglie era incinta e seguiva un mio concerto anche il feto riceveva dei piacevoli stimoli. In quanto alle piante, ritengo che siano degli esseri viventi e che possono abbeverarsi anche dalla musica, purché non sia violenta.
D) Ha mai tratto ispirazione dai suoni della natura?
R) L’arte ha sempre dei richiami naturalistici. Per me fare musica è come dipingere una tela. Quando studio una partitura cerco di dare ai miei musicisti la rappresentazione di uno squarcio naturale, come il mare, una montagna o il vento che soffia tra gli alberi.
D) Maestro, crede che la musica possa rendere ecologicamente migliore il mondo in cui viviamo?
R) Assolutamente sì. Trovo che sia un dono straordinario e un valido mezzo per mettere l’individuo in armonia con la natura.
Emanuele Satolli