BP si strappa i capelli e apre al web per sconfiggere la marea nera
La famosa cupola di acciaio e cemento che avrebbe dovuto tappare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico ha fallito. Che l’impresa fosse disperata lo aveva già dichiarato lo stesso presidente di BP America, Lamar McKay, ma ora, dopo averle tentate tutte l’azienda non sa più che pesci pigliare (o meglio, salvare). E si rivolge – primo caso nella storia delle compagnie petrolifere – al mondo del web.
Mentre dalla falla continuano ad uscire 700 mila litri di greggio al giorno e il presidente Barack Obama convoca d’emergenza consiglieri e ministri alla Casa Bianca per far fronte all’emergenza, BP lancia un S.O.S. attraverso l’iniziativa web Deepwater Horizon Response.
L’appello è rivolto a chiunque abbia una buona idea su come affrontare la crisi in corso, senza precedenti. I consigli e i progetti, che hanno iniziato a giungere da tutto il mondo, saranno sottoposta ai tecnici e agli ingegneri della azienda, che cercheranno di stabilirne la fattibilità.
Tra le varie proposte delle ultime ore pare aver ricevuto particolare attenzione quella dell’organizzazione no profit Matter of Trust, di ricorrere all’utilizzo di peli e capelli in grande quantità per cercare di assorbire le sostanze untuose. Un’idea apparentemente bizzarra che è invece già stata approvata dall’Applied Fabric Technologies, la seconda compagnia al mondo specializzata in tecniche di contenimento per l’inquinamento da petrolio.
La proposta ha scatenato un tam tam su Facebook per partecipare ad una gara di solidarietà ecologica, che ha già prodotto la spedizione di 204 tonnellate di materiale organico, destinato ad essere stoccato in appositi magazzini e trasportato sulle spiagge colpite dal disastro come barriera contro la marea nera.
Andrea Gandiglio