Piano piano: la lentezza della natura nei gelati di Grom
Intervallato da giornate di pioggia e rinfrescate notturne sembra che il caldo stia arrivando e, insieme, la voglia di svestirsi un po’ di più e di cambiare alimentazione, prediligendo cibi freschi e leggeri.
Oggetto del desiderio incontrastato dei prossimi mesi sarà dunque il gelato, alimento sano, completo e veloce da consumare che da qualche anno è ritornato in auge, diventando, qualche volta, il sostituto del pranzo.
Ma quali costi ha per l’ambiente questo (apparentemente innocuo) peccato di gola?
Risorse, provenienza delle materie prime impiegate, milioni di contenitori, cucchiaini e coppette…
Qualcuno se lo è chiesto e si è posto il problema. Tra questi, qualcuno che in soli 5 anni è passato dall’anonimato ad aprire negozi nel centro della Grande Mela, di Parigi, e di Tokyo. Qualcuno che credendo profondamente in un progetto vi ha investito con entusiasmo dando origine a una delle più innovative e interessanti realtà nel campo del gelato made in Italy. Stiamo parlando di Grom.
L’idea dei due giovanissimi imprenditori Guido Martinetti e Federico Grom, nel 2003, è stata quella di applicare, alla produzione del gelato artigianale, un principio comune a tutti i migliori ristoranti del mondo: l’acquisto di materie prime di qualità assoluta. A partire da questo assunto “la ricerca del meglio che il mondo dell’agricoltura può offrire” non si è mai arrestata. Dalle Langhe fino alla Sicilia, al centro America si sono seguiti principi rigorosi: solo frutta fresca e di stagione, proveniente dai migliori consorzi d’Italia e del mondo, nessun utilizzo di coloranti o additivi chimici, acqua di montagna di Lurisia come base per i sorbetti e latte fresco intero di alta qualità per le creme, uova biologiche e selezioni dei migliori cacao e caffè dal centro America.
Ma i due giovani torinesi non si sono fermati qui. In silenzio e “Mura Mura” (che nella lingua del Madagascar significa “piano piano”) nel 2007, su otto ettari di collina, hanno messo a dimora speciali frutteti: in prevalenza pesche, albicocche, pere, fichi, meloni e fragole. Un’azienda agricola battezzata con un nome che rimanda alla lentezza dei tempi della natura e che suggerisce immediatamente l’importanza di una coltivazione biologica per avere frutta genuina di alta qualità per la produzione di gelati.
Come ci ha spiegato Guido Martinetti: “Abbiamo scelto i migliori terreni del Piemonte, quelli solitamente dedicati alla coltura dei vigneti e li coltiviamo seguendo le strette regole dell’agricoltura biologica e biodinamica, senza l’utilizzo di serre e di materiali che non siano completamente biodegradabili, nel rispetto della natura e delle sue regole. Ciò che ci interessa non è fare una frutta bella e appetibile agli occhi, a noi interessa soltanto che sia buona, anzi buonissima, per garantire l’eccellenza del gelato”.
L’impegno tuttavia non si ferma qui, anzi coinvolge la catena di gelaterie Grom dal primo anello della filiera all’ultimo, dal produttore al consumatore. Con il progetto “Grom loves the world”, infatti, nessun particolare viene tralasciato: “abbiamo deciso di eliminare completamente la plastica dai nostri negozi sostituendola con il mater-bi, un materiale riciclabile, compostabile e biodegradabile, che ci permette di diminuire le emissioni di gas serra, ridurre il consumo di energia e risorse non rinnovabili innescando un circolo virtuoso. Cucchiaini e shoppers sono dunque totalmente recuperabili, mentre tovagliolini, coppette, brochure e imballaggi sono in carta certificata da Forest Stewardship Council e per finire nei nostri negozi saranno presenti bidoni per la raccolta differenziata, da un lato coni e cucchiaini destinati al compostaggio, dall’altro coppette e tovagliolini inviati anch’essi alla frazione organica” continua Guido Martinetti.
“Il nostro è un progetto a tutto tondo che vuole realizzare in concreto lo slogan con cui ci promuoviamo: siamo responsabili, adoriamo questo mondo, rispettiamo la natura”.
Elena Marcon