A Venezia il nuovo centro studi per i cambiamenti climatici
E ‘nato a Venezia ICCG – International Center for Climate Governance – il nuovo polo di ricerca per lo studio dei cambiamenti climatici dall’approccio multidisciplinare, in grado di valutarne congiuntamente gli aspetti scientifici, economici, politici e sociali, fornendo un valido supporto all’azione di governi e istituzioni nella programmazione di politiche di governance per la gestione del rischio ambientale.
Fortemente voluto da tre top managers attivamente impegnati nella promozione di progetti di ricerca e di cultura – Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni e della Fondazione Enrico Mattei, Giovanni Bazoli, presidente di Intesa San Paolo e di Fondazione Cini e George Soros, finanziere di fama internazionale a capo di Climate Policy Initiative (CPI) – l’ICCG potrebbe sembrare l’ennesima iniziativa ‘environmental frinedly’ dai nobili scopi ma, nella sostanza, una fotocopia di altre già esistenti.
In realtà sono relativamente poche le iniziative di ricerca politicamente indipendenti in grado di mettere insieme equipe di studiosi ed esperti e di produrre contributi e analisi multidisciplinari attendibili per i decisori politici che dovranno scegliere se sposare o meno la causa ambientalista. Nella lunga diatriba scientifica tra scettici e sostenitori del cambiamento climatico – che da tempo caratterizza il dibattito politico internazionale - molte fonti di studio sono state letteralmente screditate, dall’una e dall’altra parte, portando a una cronica indeterminatezza di attendibilità sul piano mediatico. Il risultato è che il cittadino non sa più che tempo farà, ne se sia il caso di nutrire seriamente preoccupazioni in merito.
In questo senso ICCG ha l’ambizione di proporsi come un interlocutore affidabile, avvantaggiandosi non solo dell’autorevolezza dei propri fondatori, ma soprattutto delle personalità scientifiche coinvolte. L’obiettivo è quello di “offrire utili materiali ai negoziati in corso – ha spiegato Scaroni, presentando l’iniziativa a Venezia lo scorso 16 aprile – soprattutto dopo il brutto colpo, il flop di Copenhagen, c’è bisogno di un rinnovato sforzo” alludendo alla necessità di mettere a punto politiche comuni in grado di fronteggiare il rischio climatico ed “evitare danni irreparabili”. “Forse”, ha incalzato Bazoli, “siamo all’ultima ora utile”.
“Finora”, ha spiegato Carlo Carraro, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Mattei e rettore dell’Università di Venezia, “abbiamo avuto un approccio essenzialmente modellistico al problema, ne abbiamo valutato le ricadute economiche, ma l’impegno è quello di spostarci sul piano della finanza per attrarre gli adeguati investimenti, e su quello della politica, della governance”.
ICCG ha già a disposizione un team di 60 esperti internazionali in materie inerenti i cambiamenti climatici, diversi autorevoli finanziatori tra cui la Commissione europea, il Centro mediterraneo dei cambiamenti climatici (CMCC) e il Ministero dell’Ambiente italiano nonché un fondo di 1 milione di euro e una sede propria a Venezia, sull’isola di San Giorgio Maggiore, dove già Fondazione Cini ha la sua storica sede e, da poco, anche la Fondazione Mattei.
Con quest’operazione Venezia, dal canto suo, si candida sempre più a divenire uno dei centri internazionali per la discussione delle problematiche ambientali. Da tempo infatti si parla della città lagunare come la sede per una Corte Penale Internazionale per i Crimini Ambientali e di un polo di ricerca dedicato alle scienze del mare.
Caterina Tripepi