Carla de Gioannis, un “Pesce fuor d’acqua” per denunciare il disastro della plastica nei mari
Carla De Gioannis ha battezzato il suo primo lavoro fotografico “Pesce fuor d’acqua”. Curioso per una fotografa in perfetta simbiosi con l’elemento marino, che pratica nuoto agonistico da quando ha 6 anni. Dopo una parentesi torna in vasca a 30 anni e a 50 (nel 2017) conquista il titolo mondiale nei 50 rana, categoria master, ai campionati di Budapest. Carla, cagliaritana, è la moglie di Gaetano Mura, navigatore oceanico, e quello che vede ogni giorno dalla finestra di casa, a Cala Gonone, è lo spettacolare Golfo di Orosei, con strapiombo su una scogliera di lava basaltica. Un legame con il mare che potremmo definire anagrafico, affettivo, sportivo, paesaggistico… Ecco perché ha voluto contribuire, con la sua arte e la sua esperienza personale, a lanciare un grido di allarme…
D) Carla, questo tuo primo lavoro è dedicato alla plastica. Un racconto per immagini di come i polimeri di ogni specie e formula chimica sporchino la limpidezza del mare. Ma il pericolo più insidioso, a quanto pare, è la microplastica, che circola ormai nei corpi della fauna marina ed umana. Non a caso c’è un pesce con corpo umano nella foto ripresa da molti giornali: tuo marito Gaetano. Come è nata questa idea?
R) E’un progetto che abbiamo voluto portare avanti insieme. Nasce dalla comune passione per il mare. Da una vita, quando usciamo in gommone, raccogliamo la plastica che troviamo in mare. Parlandone tra di noi abbiamo pensato a come poter dare un contributo alla discussione pubblica, come sensibilizzare le persone su questo pericolo. La “messa in scena” del racconto fotografico non è stata un problema avendo le spiagge sotto casa.
D) La plastica utilizzata nelle foto è stata portata sul set “ad arte”, ma l’avete raccolta in mare, sugli scogli…
R) Purtroppo è vero… Una gran parte della plastica l’abbiamo raccolta sugli scogli del porto, in periodo di bassa stagione. Assicuro che in 10 minuti, ahimè, si riesce a portare a casa un ricco bottino! Il contrasto tra questi rifiuti di plastica e un mare così bello dovrebbe servire a evidenziare, in concreto, il pericolo che stiamo correndo. Ho visto delle foto di altre località del Mediterraneo e le immagini sono drammatiche. In alcuni casi non vediamo la plastica per via delle correnti marine, ma le microplastiche sono presenti anche nelle nostre acque più limpide. Il tema non va assolutamente trascurato…
D) Per il momento avete fatto due esposizioni, quali reazioni avete notato negli spettatori?
R) Mi ha colpito molto la reazione del pubblico: tanti, direi troppi, cadevano dalle nuvole… Eppure questo problema si conosce da anni! Eravamo a Cagliari, una città di mare, basta un giro in barca per osservare il fenomeno. Probabilmente io e Gaetano sentiamo più profondamente questo problema perché viviamo costantemente in mare. Chi lo frequenta poco o si limita alla spiaggia forse non lo percepisce a sufficienza. Poi ci sono pure “gli estremisti”, come un signore che ha avuto la faccia tosta di dire, alla mostra di Porto San Paolo, nel Nord della Sardegna, che questo è il prezzo del progresso: “Io alle comodità non rinuncio”, ha detto! Di plastica, in definitiva, se ne parla tanto – fa figo ormai – però questo non si traduce in vere azioni, che incidano sulla vita quotidiana. C’è anche chi ci specula, chi fa business sul problema. Per esempio il fenomeno delle borracce in plastica: si tolgono le bottigliette per mettere le borraccette! In ogni caso si continua a produrre con materiali e processi dannosi per l’ambiente…
D) Perché, tra le varie forme di denuncia, hai scelto il linguaggio fotografico?
R) E’ più immediato. Io fotografo le cose che non mi piacciono e il linguaggio fotografico mi permette di denunciare le cose che non vanno bene…
D) “Pesce fuor d’acqua” non è finito, si tratta di un work in progress?
R) Vorremmo lavorare in altre località per documentare tutto ciò che non funziona. Questo pesce rappresenta l’icona del nostro racconto, continuerà ad essere protagonista. Nei luoghi dove ci inviteranno per allestire la mostra produrremo una foto che documenta il nostro passaggio…
Gian Basilio Nieddu