Pecoraro Scanio sull’Onda Verde: “Oggi si deve lavorare sui temi ecologisti più che sulle logiche di partito”
L’Onda Verde dei partiti ecologisti sembra aver travolto, nelle ultime elezioni, gran parte dei paesi del Nord Europa, dall’Olanda, al Belgio, all’Irlanda, con le punte di Germania e Francia, dove i “Grünen” sono diventati il secondo partito (20% dei consensi) e “Europe Écologie” si è piazzata terza, alle spalle del Presidente Macron, con il 13%. Il gruppo Verde potrebbe arrivare, al Parlamento Europeo, a 71 seggi, il miglior risultato di sempre. “Penso che il risultato abbia a che fare con persone che vogliono una visione positiva dell’UE, ma vogliono anche cambiamenti e chiedono misure concrete per combattere la crisi climatica”, ha dichiarato Ska Keller, la candidata tedesca alla Presidenza della Commissione per i Verdi Europei. Eppure, in Italia, Europa Verde si è fermata al 2,3% – già oltre le aspettative se confrontato allo 0,9% di Green Italia nel 2014, ma ampiamente al di sotto della soglia di sbarramento. ”Colpa delle divisioni a sinistra. E del tabù di una possibile alleanza con liberali e socialisti”, scrive L’Espresso. Ma cosa ne pensa Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro e figura di riferimento della Federazione dei Verdi italiani, oggi presidente della Fondazione Univerde? Il direttore editoriale di Greenews.info Andrea Gandiglio lo ha raggiunto telefonicamente questa mattina per raccogliere, a caldo, la sua interpretazione del fenomeno verde in Italia e in Europa…
D) Alfonso, perché in Italia i Verdi non crescono, diversamente dal resto d’Europa?
R) In quale altro paese del Sud Europa i Verdi hanno ottenuto grandi risultati? Nessuno, l’Italia non è un’eccezione in questo senso. E’un fenomeno che si osserva nei paesi del Nord Europa, per una questione culturale, di sensibilità radicata. L’Italia, in realtà, fino al 2008 è stata, in ambito mediterraneo, un’eccezione in positivo, con un partito verde che – seppure con percentuali inferiori a quelle degli attuali partiti europei – è stato anche al governo e ha inciso con provvedimenti storici. I Verdi hanno tenuto, non a caso, in Alto Adige, che è collegato culturalmente al Sud Tirolo…
D) Se si volesse fare una mappatura reale del “voto verde” bisognerebbe però cercare anche nei voti al M5S, che è calato in questa tornata elettorale, ma raccoglie comunque percentuali a doppia cifra e fa, da sempre, dell’ambiente una delle proprie battaglie…
R) Certamente. Oggi gran parte del voto ecologista è assorbito nel M5S che, seppure di taglio populista, è una forza ambientalista a tutti gli effetti. Se si va a vedere come hanno votato negli ultimi anni, sui temi ambientali, i parlamentari del M5S e quelli dei partiti verdi al Parlamento Europeo si può notare come nell’85% dei casi abbiano votato in piena sintonia, anche se appartengono a gruppi diversi. Ci sono europarlamentari del M5S come Dario Tamburrano, Eleonora Evi o Fabio Massimo Castaldo che hanno fatto un ottimo lavoro sui temi ecologisti.
D) Nel 2014 l’obiettivo dichiarato dal movimento “Green Italia” era quello di andare al di là della destra e della sinistra, per promuovere i temi ambientali in maniera trasversale, ma l’operazione non ha funzionato perché in realtà non è mai stato tagliato il cordone ombelicale con la sinistra. E neppure questa volta… I Verdi, forse, non riescono a conquistare la fiducia degli imprenditori della green economy anche per questa collocazione troppo netta, non trovi?
R) Negli anni ’80, quando fondammo i Verdi non erano né di sinistra né di destra, erano avanti. Negli anni successivi è stato però necessario allearsi con le coalizioni e decidere una collocazione, per poter incidere. Alle Politiche del 2013, quando si decise di allearsi con Ingroia, io mi dichiarai apertamente contrario perché era molto più ambientalista il M5S di Ingroia…
D) Pensi quindi che sia ora di concentrarsi sugli obiettivi ambientalisti – in maniera trasversale – più che sulle appartenenze di partito?
R) Io lo faccio da anni, lavorando sui temi, non sulle logiche di partito. La transizione al 100% di fonti rinnovabili, la lotta agli OGM, il contrasto ai cambiamenti climatici, sono queste le cose che contano, non le dispute tra piccoli gruppi, che avranno sempre meno spazio. Bisogna (ri)costruire una rete civica ed ecologista, che abbia una visione ambiziosa ed europea e coinvolga imprenditori, agricoltori, cittadini…Non serve a nulla l’atteggiamento di chi, contro questo governo, si siede sulla riva del fiume ad aspettare... Bisogna aiutare concretamente la parte più ambientalista del governo ad attuare le politiche necessarie. Il M5S ha un numero sufficiente di parlamentari per poterlo fare, anche se deve gestire i contrasti con la Lega sui temi ambientali.
D) Prevedi di tornare alla politica attiva o preferisci questo ruolo di influencer dietro le quinte?
R) Io sono disponibile ad aiutare e a collaborare con chi si pone gli obiettivi ecologisti, perché ho un’ambizione di progetto non di poltrone. Pochi giorni fa, a Roma, ho presentato un nuovo progetto della Fondazione Univerde, Opera2030, la prima piattaforma per combattere le fake news e gli haters in rete attraverso gli strumenti innovativi messi a disposizione dal web e dai social media. E’un’iniziativa con la partnership scientifica della Link Campus University e in collaborazione con Change.Org, alcune testate ambientaliste e altre startup innovative, impegnate in azioni e campagne di attivismo civico. Questa è la strada concreta verso il futuro…
Andrea Gandiglio