Ragazzi, andate a scuola e poi fate qualcosa per il clima ogni giorno!
Più giovane di Greta Thunberg ero già iscritto al WWF, poi dal 2009 della green economy ne ho fatto una professione e una pratica nella mia vita e nelle mie scelte quotidiane, da migliorare ogni giorno che passa, senza la presunzione di “essere arrivato a destinazione”, ma con l’umiltà del continuo work in progress per ridurre il proprio impatto ambientale, nella convinzione che si possa fare senza dover vivere come un frate francescano. Credo sia evidente, nel mio piccolo esempio quotidiano (come ne esistono a migliaia, simili e altrettanto silenziosi) quanto io tenga al cambiamento di paradigma dell’attuale modello di sviluppo insostenibile. Ma non è creando le rockstar (Greta, a cui va tutto il mio affetto umano), né trasformando la questione in “folclore” da sciopero, che si ottengono i risultati concreti di cui abbiamo urgenza oggi.
Gli eventi sensazionali e mediatici intorno ai temi climatici e ambientali (sia istituzionali che “dal basso”) non sono certo mancati negli ultimi 10 anni: le COP annuali, i film e i tour de force di Al Gore, le tante edizioni di “M’Illumino di meno“, gli Earth Day, i “Puliamo il mondo” italiani e internazionali, le marce per il clima ecc. ecc. Sono seriamente serviti a qualcosa? Nella migliore delle ipotesi mi verrebbe da rispondere che hanno contribuito a rendere più “cool” i temi ambientali (meglio che niente, per carità), qualche volta hanno “spaventato” più che convinto, ma non hanno determinato né miglioramenti significativi delle condizioni ambientali e climatiche, locali o globali, né hanno influenzato, in maniera determinante, l’azione dei decisori politici di nessun livello.
Che fare dunque? Lasciar perdere il “folclore” appunto (che serve solo a eccitare qualche nuovo “animale politico” affamato di consenso e di “numeri in piazza”) e convincere, perlomeno i manifestanti e tutti coloro che si dichiarano genuinamente sensibili all’ecosostenibilità, che hanno un solo mezzo concreto per smuovere il mercato e i politici: la loro quotidianità, supportata da costanza e coerenza. Quante bottigliette di plastica gireranno, domani, nei cortei di tutto il mondo per dissetare gli attivisti più distratti? Quante ne ho viste sui tavoli di convegni ecologisti in questi 10 anni? Quanti di quei ragazzi – domani euforici per un giorno di gloria tra amici (e lontano dalla scuola) – sapranno rinunciare, nella loro quotidianità, al superfluo? Quanti degli adulti che li accompagneranno sono disponibili a spendere qualche soldo in più, nella loro vita, per comprare abbigliamento o arredamento più caro ma più salubre e a minor impatto ambientale, invece di farsi attrarre dal prezzo negli outlet delle grandi marche? Quanti scelgono il vero biologico dei piccoli produttori per la tavola di ogni giorno, riducendo magari la quantità (per stare nel budget famigliare), ma aumentando la qualità e incentivando una filiera virtuosa? Quanti comprano abitualmente prodotti artigianali nei negozietti di vicinato invece di andare a ingrassare la grande distribuzione e i centri commerciali? Quanti prendono il treno, la bicicletta o vanno a piedi ogni volta che potrebbero farlo? Potrei continuare con una lista lunghissima di domande retoriche, che rischierebbe però di sembrare esageratamente inquisitoria e arrogante. Sono già riuscito a risultare abbastanza impopolare e a farmi odiare a sufficienza fin qui per andare oltre. Ma il concetto è chiaro e il punto credo fermamente che sia questo.
Ho visto e conosciuto troppi ecologisti inutilmente narcisisti ed esaltati, in questi ultimi 10 anni, e troppi “passanti” dell’ambientalismo che fa fine e non impegna, per poter avere ancora fiducia nell’efficacia di queste manifestazioni.
Ecco quindi il mio consiglio agli studenti: se ci tenete veramente domani partecipate al grande sciopero mondiale, ma dal prossimo venerdì tornate a frequentare la scuola, studiate e difendete l’ambiente nella vostra quotidianità, oggi con piccoli gesti, domani – se avrete la posizione e il potere per farlo – con un’azione concreta e coraggiosa, sia che diventiate dirigenti di un’azienda, impiegati pubblici, insegnanti, sindaci, parlamentari o quant’altro. L’ambiente, il clima e la green economy hanno bisogno di gente seria e preparata, non di cazzari da okkupazione – quegli stessi già visti in azione nel ’68, poi transitati in politica e di cui ben conosciamo, ormai, al di là del “folclore”, l’inconcludenza e incoerenza. Ricordate: gutta cavat lapidem, la goccia scava la roccia, silenziosamente, ma spesso più di una bomba…
Andrea Gandiglio*
*Direttore editoriale Greenews.info, Fondatore di Greengrass Bioedilizia e di Greeneria