Gabriele Diamanti, il designer del “dissalatore solare” open source
La bravura del designer non è solo il magico tocco estetico e la massima funzionalità donata all’oggetto ideato, ma saperlo concepire anche secondo necessità sociali e ambientali. E’questo lo sforzo di Gabriele Diamanti, designer milanese, 38 anni, percorso accademico al Politecnico di Milano e poi Berlino e infine due anni in studio con il creativo giapponese Makio Hasuike, prima di aprire lo studio DDP con Lorenzo De Bartolomeis e Filippo Poli.
Diamanti, tra le altre cose, ha disegnato e realizzato “Eliodomestico“, il prototipo di un dissalatore ad energia solare, con un funzionamento abbastanza semplice basato sull’accumulazione di calore dal sole che fa evaporare l’acqua di mare ed ottenere così acqua distillata. “Sono stato sostenuto dalla Fondazione Hermes – ci racconta – e sono entrato in finale nel premio. Il contributo mi ha permesso di realizzare dei prototipi, ma il cerchio non è chiuso. Devo fare ancora dei test, validare il funzionamento, fare i disegni e rilasciarli con le istruzioni di montaggio”.
Affinare il lavoro e poi dare il dissalatore al mondo, a chi lo vuole realizzare. Niente brevetto né produzione industriale: “E’ un lavoro open source, in modo che chi vuole lo possa realizzare. Si deve fare in modo artigianale, con dei materiali locali e secondo le esigenze. Se uno abita a Los Angeles è meglio che si colleghi al web e si compri uno strumento da 100 euro”. Per farla breve è stato pensato per zone con carenza di acqua, assettate e povere.
L’approccio alla tecnologia del professionista milanese ricordala teoria del sociologo Ivan Illich: il caso, per esempio, del telefono pubblico nel villaggio sperduto, che svolge più funzioni oltre la comunicazione personale. Allo stesso modo il dissalatore rappresenta una tecnologia a basso costo, si possono utilizzare materiali diversi per la sua costruzione, è tarata sulle esigenze reali e concrete della piccola comunità. Una tecnologia sociale. “Quando vi ho lavorato avevo in mente uno scenario d’uso rurale a basso reddito – ci spiega Diamanti - La tecnologia per la dissalazione dell’acqua è un mondo vastissimo e ci sono metodi più efficienti. Ma spesso richiedono investimenti e risorse che non si hanno a disposizione. Questo oggetto, invece, ognuno può usarlo, ma lo immagino costruito con materiali del luogo nelle zone più sperdute del pianeta“. In altri termini è adattivo al contesto ambientale, economico e sociale.
Un altro progetto interessante di Diamanti, sempre legato alla tutela e valorizzazione della risorsa idrica, è “Bevetenetutti“. Qui la progettazione ha una finalità simbolica e politica più che applicativa. Si tratta di una serie di tubi collegati che captano l’acqua pubblica e la ridistribuiscono per diversi usi alla comunità. “L’ho realizzata con Lorenzo De Bartolomeis e Filippo Poli, soci nello studio DDP, ed è stato il nostro lavoro inaugurale. Risale al 2010 ed è un’installazione urbana temporanea che utilizzava l’acqua potabile dalle tubature per poi renderla disponibile a chiunque”. Per capire meglio serve una contestualizzazione storica: “Eravamo nel periodo in cui si discuteva dell’esito del referendum dedicato all’acqua pubblica. Il nostro è stato un gesto dimostrativo con una funzione estetica più ascrivibile ad un’installazione artistica che ad un prodotto industriale. L’operazione è durata una decina di giorni, ci è stata richiesta altre due volte, a iniziare dal Milano Film Festival”.
Per chiudere c’è Calla ovvero un dissuasore del traffico con un vaso integrato. Una barriera gentile, floreale, naturale. “Purtroppo l’azienda per cui l’ho progettata è fallita. Un vero peccato, potrei proporla ad un’altra azienda… Ha una grande potenzialità”. Ma Diamanti, nel suo lavoro quotidiano di designer, ha anche un altro asso nella manica “green”: sta lavorando su fornelli ad alta efficienza dove si ottimizza il consumo delle risorse. Sono le infinite strade dell’ecodesign, che può offrire tante (belle) soluzioni ai problemi ambientali migliorando l’efficienza e l’efficacia dei nostri sistemi di produzione e consumo.
Gian Basilio Nieddu