Marta Pagnini, campionessa olimpica e di raccolta differenziata
Ha soli 27 anni, ma alle spalle una carriera sportiva ai massimi livelli. Marta Pagnini, classe 1991, natali a Firenze, palestra a Prato è stata capitano della nazionale di ginnastica ritmica e nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Titoli concessi dopo che nel 2011 vince l’oro nel concorso a squadre ai Mondiali di Montpellier e due argenti, sempre a squadre. Alle Olimpiadi di Londra 2012 ha vinto la medaglia di bronzo sempre in squadra. Altre medaglie d’argento ai Mondiali del 2013 a Kiev poi quelli di Smirne nel 2014. In finale alle Olimpiadi di Rio, a settembre 2016 abbandona la pedana. Ma non lascia la ginnastica ritmica e continua a girare il mondo come giudice internazionale. Si dedica inoltre alla letteratura con il libro scritto a quattro mani con la giornalista Ilaria Brugnotti. S’intitola “Fai tutto bene. Come la fatica mi ha insegnato a vincere“, un libro dedicato ai traguardi da tagliare nello sport e nella vita. Lo ha presentato sabato scorso a Dorgali (in Sardegna) alla rassegna “Leggere Sportivamente”.
D) Marta, nel tuo libro scrivi: “La fatica è quello stadio da superare per essere poi a posto con sé stessi e con il lavoro svolto”, anche a prescindere dal risultato. L’impegno, i sacrifici, la fatica ritieni, dunque, siano la ricetta non solo per il successo, ma anche per la soddisfazione personale?
R) Ne sono convinta e penso che sia la ricetta giusta per tutto ciò che si fa e si vuole dalla propria vita. Non credo che un risultato possa arrivare senza un grosso impegno e senza una grande fatica dietro. Può anche capitare di tagliare un traguardo importante senza aver faticato troppo, ma un risultato “sudato” si apprezza molto di più…
D) Oltre alla preparazione fisica e mentale, curi l’alimentazione con prodotti sani (es. biologici, freschi ecc.)?
R) Soprattutto negli ultimi anni della mia carriera ho dedicato una forte attenzione alla mia alimentazione. Ho curato la scelta dei cibi e degli integratori. Per questo metodo e approccio devo ringraziare Elisabetta Orsi, la mia nutrizionista. Lei mi ha dato dei consigli perfetti che mi hanno permesso di rimanere in forma e conservare le energie giuste. Il problema di noi ginnaste è restare magre ma resistenti, capaci di reggere l’allenamento. Ho comunque sempre cercato di mangiare sano e bio, in particolare dopo l’incontro con la nutrizionista. Scegliendo alimenti più sani di quelli che normalmente mangiamo mi ha fatto sentire molto meglio, sia in pedana che fuori.
D) Hai avuto grandi soddisfazioni personali sia durante la carriera sportiva che dopo aver abbandonato la pedana. Come ci si sente a raggiungere traguardi così importanti?
R) E’ stata una grande soddisfazione sia professionale che personale perché, in realtà, io mi sono sempre sentita un po’ l’ultima ruota del carro... Mi è capitato spesso. Per me è stata dura crederci e farcela, nonostante tutto. Sono episodi che si leggono nel libro, ma non c’è tutto, per mancanza di spazio, di cose ne sono successe tante… La soddisfazione è un sentimento che ti arriva quando, come nel mio caso, pensi sia difficile ottenere un risultato in certe condizioni. Oggi la soddisfazione è saper utilizzare quello che ho imparato come atleta nella vita di tutti i giorni. Sono molto curiosa, sto cercando di fare tante cose e sono meravigliose. Storie incredibili. Mi ha aiutato la mia esperienza da ginnasta ma anche il mio carattere.
D) Tu viaggi spesso e hai la possibilità di vedere tanti luoghi in giro per il mondo, cosa pensi dello stato di salute del Pianeta?
R) Si vedono tante realtà difficili e a volte soffro per le condizioni dell’ambiente che trovo. Mi è capitato recentemente in Sud Africa vedendo la grande siccità che soffre il terreno... In Europa, invece, è incredibile che ancora nel 2018 non tutti facciano la raccolta differenziata! Poi lo spreco del cibo e dell’acqua. E’ molto triste osservare certi fenomeni in paesi “economicamente sviluppati”…
D) A livello personale, cosa fai tu quotidianamente per ridurre il tuo impatto ambientale?
R) Per fortuna vengo da una famiglia che mi ha trasmesso la cura dell’ambiente. In particolare sulla raccolta differenziata. I miei genitori sono stati tra i primi a fare la raccolta differenziata nel luogo dove abitiamo. Andavo nelle case delle mie amiche e loro non la facevano. Eravamo pionieri. Sono molto sensibile all’ecosistema e agli animali e ci tengo a fare il massimo per non danneggiare l’ambiente in cui vivo: faccio attenzione a usare l’acqua, a non far lavare troppe volte gli asciugamani negli hotel. Sono alcuni dei tanti piccoli esempi possibili. Ma non è mai abbastanza, non sarò la cittadina perfetta, ma cerco di impegnarmi e penso sia una causa che tutti dovremo supportare.
Gian Basilio Nieddu