Oro blu: due documentari raccontano la preziosità dell’acqua
One water è un documentario frutto di un progetto iniziato nel 2003 (e conclusosi nel 2008) alla University of Miami, che ha visto la collaborazione tra la School of Communication dell’università, il College of Engineering e la Frost School of Music, per sensibilizzare il pubblico di tutto il mondo sul problema della “crisi dell’acqua dolce”.
Il filmato, girato in quindici nazioni per un totale di cinque anni di lavorazione, porta sullo schermo la magia del rapporto tra l’uomo e l’acqua, fonte di vita e di purificazione spirituale nelle più diverse religioni, a volte motivo di contagio e di morte, troppo spesso nelle mani di pochi. Dall’India all’Ungheria, dagli Stati Uniti al Kenya, i registi raccontano tante storie diverse con l’acqua come protagonista, sollevando un inquietante interrogativo: cosa stiamo facendo perché questo bene arrivi integro alle generazioni future?
Sul sito dedicato a questo film di immagini – il cui titolo, One water (“un’unica acqua”), è fortemente evocativo - leggiamo: “l’acqua è essenziale alla nostra esistenza. Il nostro corpo la richiede, così come la nostra anima. E’ l’elemento della vita e della morte, del sudore e delle lacrime, del bisogno e del desiderio (…) non solo, così preziosa come la conosciamo, l’abbiamo trattata come se fosse una risorsa infinita e economica, portandola a una crisi internazionale di proporzioni epiche”.
Questo il filo rosso che lega tutti gli interventi e le testimonianze del documentario, esperti e personalità come il Dalai Lama, Vandana Shiva e Robert F. Kennedy sono chiamati a esprimersi su una questione molto scottante, accompagnati da una commovente colonna sonora (eseguita dalla Russian National Orchestra) e dal sapiente uso delle immagini da parte dei registi Sanjeev Chatterjee’s e Ali Habashi - il quale ha dichiarato: “la forza del film risiede nelle sue immagini. (…) Sono momenti di emozione suscitati dall’acqua in tutto il mondo. One water è nato da un senso di profonda urgenza – il mondo affronta una crisi idrica di proporzioni sbalorditive. Oggi una persona su cinque su questo pianeta non ha accesso costante ad acqua pulita per le necessità quotidiane come bere, lavarsi, pescare e cucinare e questo numero sta continuamente aumentando”.
Sullo stesso tema, ma con un accento più polemico e una maggiore attenzione al problema della privatizzazione un altro documentario: Blue gold: World Water Wars, diretto da Sam Bozzo e vincitore di numerosi premi nei festival di tutto il mondo. “L’acqua è un diritto dell’uomo, non una comodità” è il grido che il regista vuole diffondere in ogni parte del mondo: l’oro blu, ne è convinto, sarà la risorsa in nome della quale, in futuro, si combatteranno guerre e si assoggetteranno popoli.
Il documentario tocca diversi argomenti che riguardano il tema dell’acqua: dall’ uso eccessivo di acqua, alla desertificazione, dall’inquinamento (solo il 30% dell’acqua presente sulla terra è acqua dolce e di questa soltanto l’1% è utilizzabile, la restante è inquinata per mano dell’uomo!) alla privatizzazione dei sistemi idrici, dall’escalation dei conflitti bellici per l’accesso alle risorse idriche alle soluzioni e proposte di attivisti, scienziati e organizzazioni umanitarie.
Nel trattare di questi argomenti, Bozzo non risparmia nessuno, dando ampio risalto all’operato criminale e accusando i membri del Fondo Monetario Internazionale (FMI, o Fondo di Miseria Internazionale – come viene provocatoriamente rinominato), dell’ONU, e del World Water Council, gestori e ideatori del World Water Forum, di operare nel totale disprezzo dei diritti umani, essendo essi stessi membri delle corporations che hanno interessi economici nella privatizzazione dell’acqua. Una presa di posizione forte – forse eccessiva – che merita comunque seria attenzione e fornisce spunti sui quali riflettere.
Elena Marcon