Franco Arminio, il “paesologo” che lavora alla rinascita dei piccoli borghi italiani
Alcune case cadono a pezzi, hanno chiuso lo sportello bancario e il postino suona solo due volte la settimana. Hanno anche chiuso l’ospedale più vicino e cancellato il tempo pieno nella scuola, ormai quasi deserta. Ma nonostante tutto questo – e salvo una guerra nucleare su scala mondiale - i piccoli paesi italiani continueranno ad esistere. Parola di Franco Arminio il paesologo, poeta e scienziato sociale dei piccoli borghi e animatore delle micro comunità abbarbicate alla vita perché “possono morire piccole frazioni con una decina di case, ma non un paese da mille anime. Io non ne ho notizia”.
Stiamo dunque tranquilli: le comunità paesane saranno pure precarie, ma sono dotate di una grossa scorta di resilienza. Si preoccupino invece i metropolitani, sostiene Arminio: “Per i paesi non c’è una tendenza alla scomparsa, anzi si invertirà e si tornerà alle aree interne. Sono più gravi i problemi delle città, è in crisi il modello urbano per la scarsa qualità dell’aria e delle relazioni sociali“. La ruralità, seppure in piccoli numeri, torna ad essere sexy con i neo-rurali e tutti quelli che scappano dai grandi centri.
C’è da incentivare i migranti verso le “zone interne”. Ne è convinto Arminio:”Ci vorrebbero più incentivi per i giovani che vogliono trasferirsi. Sono pochi per ora, ma è un segnale importante e se la politica volesse incoraggiare queste cose… “. Ma la politica è una macchina energivora di voti, pochi quelli offerti dalle campagne e montagne italiane. Ma qualcosa si può fare, basti pensare alla “Casa della paesologia“, un luogo di socializzazione e d’incontro che attira energie da ogni regione d’Italia: “Un miracolo di questi tempi di autismo corale e dopo 30 anni di egemonia culturale dell’individualismo. Abbiamo già 208 iscritti, pagano una quota annuale di 30 euro, ed il 2018 non è ancora iniziato”.
Ma cosa si fa e si agita in questa dimora? “Cantiamo, discutiamo, balliamo. In questo momento c’è un gruppo di musicisti che sta preparando un disco sulle musiche dell’Appennino, sono innovativi”. C’è tanta arte, ma è pure una scelta “politica”. Ricorda forse una comune? Il paragone non dispiace, ma soprattutto il punto, secondo Arminio, è che “in Italia mancano le associazioni di questo tipo, dove progetto politico e poetico vadano insieme. Ho rispetto per le associazioni ambientaliste ma è un lavoro sulle questioni, qui si lavora anche sulle persone“. Il pubblico è privato? Anche questo paragone piace a Franco: “nessuno inventa niente, non usiamo quella formula, ma somiglia ed è inedita per questa stagione seppure sia un’esperienza già fatta in passato”. Sembra quasi una setta? Questo paragone, invece, non piace perché, dice, “siamo una comunità provvisoria, qui le persone s’incontrano, si conoscono poi magari vanno a fare cose insieme da tutt’altra parte”.
C’è la Casa e c’è anche il Festival della Paesologia, dove si fa il pieno di incontri, laboratori, letture, spettacoli, ma meglio non limitarsi al ruolo di fruitore passivo: “chi viene ad Aliano come semplice spettatore è ben accetto, ma è chiaro che il nostro desiderio è che le persone vengano con l’idea di proporre qualcosa“. La partecipazione, insomma, non è stare sopra un albero.
Il nostro paesologo è artista, ma si occupa anche di piani di sviluppo per le zone interne. E le due dimensioni si legano: non c’è stacco tra cultura e lavoro. Si può fare tanto per i paesi, ma resta il problema che “non c’è attenzione dalla politica, la legge sui piccoli paesi è insufficiente. Servono politiche decise: a problemi eccezionali, mezzi eccezionali“.
Ma cosa ne pensa Franco di iniziative locali come quella del sindaco di Ollolai, in Sardegna, che dà le case a 1 euro, purché venga riqualificato il centro storico? “Se non fai non succede niente, ben venga quindi il dinamismo del sindaco; ma servono politiche nazionali. Serve reinserire scuola, sanità e tutti i servizi che sono stati tagliati. A qualunque costo, anche se nell’immediato può essere un’operazione in perdita“. E quanto valgono gli eventi, le sagre, tutto quello che si muove oggi intorno ai centri rurali? “Hanno un senso, ma non deve finire tutto il giorno dopo quando si riprende a comprare al supermercato. Bisogna dare una mano ai contadini pagando l’olio 10 e non 2 euro. Non bastano gli incentivi e l’assistenza, serve la cooperazione, l’alleanza”.
Gian Basilio Nieddu