La Lombardia fissa il principio di “invarianza idraulica”. Svolta urbanistica contro il dissesto idrogeologico
Quali sono le soluzioni più innovative per far fronte a fenomeni atmosferici estremi come esondazioni e “bombe d’acqua”? È possibile trasformare la pioggia in una risorsa per le smart city? Cosa significa “invarianza idraulica” e quali sono gli strumenti per sfruttarla nei piani di urbanizzazione del territorio lombardo?
Per rispondere a questi e altri quesiti, Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, ha organizzato oggi il convegno “Invarianza idraulica e piani di drenaggio sostenibile urbano”, chiamando al tavolo dei relatori tutti i soggetti coinvolti: tecnici del servizio idrico integrato, docenti universitari, rappresentanti della Regione Lombardia, nonché le associazioni ambientaliste attive nel territorio, a partire da Legambiente.
Obiettivo dell’incontro era quello di comprendere gli strumenti da adottare nel territorio della città metropolitana per avviare un nuovo corso nella progettazione dei piani urbanistici, tutelando ambiente e cittadinanza dai rischi idrogeologici. Impegno previsto appunto dal nuovo “Regolamento regionale sull’invarianza idraulica” (DGR n. 7372 del 20/11/2017), che proprio oggi è entrato in vigore imponendo alle amministrazioni comunali l’adozione di parametri e interventi mirati nella predisposizione dei piani urbanistici.
Ad aprire il tavolo di confronto è stato Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato del Gruppo CAP. “Per le aziende che gestiscono il servizio idrico integrato l’approvazione del nuovo regolamento rappresenta un punto di svolta, un paradigma che scandisce modalità e tipologia di interventi come risposta al complesso rapporto acqua e città, in passato sottovalutato. Un rapporto che deve essere gestito solo con un approccio integrato, mettendo a disposizione la nostra competenza tecnica con le amministrazioni comunali, gli enti territoriali, l’esperienza accademica”.
Per invarianza idraulica gli esperti intendono il principio in base al quale la portata idrica al limite massimo delle sue capacità, risultante dal drenaggio di un’area, dev’essere costante prima e dopo la trasformazione dell’uso del suolo nell’area specifica. Principio che si applica agli interventi di ristrutturazione edilizia, urbanistica e di nuova costruzione.
“L’ambiente deve diventare un elemento di sviluppo - afferma Mario Clerici, della Regione Lombardia - In particolare l’acqua dev’essere considerato uno strumento che crea opportunità. Per questo è importante integrare una serie di strumenti che possano dare il via a politiche attive. Ne sono un esempio i ‘contratti di fiume‘, pensati per la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico”.
“L’invarianza idraulica è una profonda e forte innovazione legislativa, ma non è sufficiente”, sostiene Damiano di Simine, di Legambiente Lombardia, intervenuto al tavolo di confronto. “Occorre un riconoscimento del valore degli interventi delle infrastrutture verdi che oggi non sono coperti né dalle entrate del servizio idrico, né dagli ambiti urbanistici. La soluzione è incentivare, defiscalizzando, sia gli interventi da parte dei privati che quelli dall’amministrazione pubblica”.
Il know-how condiviso nella giornata del convegno andrà ad aggiornare il contenuto del “Manuale per le buone pratiche dei sistemi di drenaggio urbano” che Gruppo CAP metterà a disposizione degli interessati nei prossimi mesi.