Commoventi storie ai tempi dei cambiamenti climatici. Il vincitore del 65° Trento Film Festival
Samuel in the clouds (Belgio, 2016) del regista belga Pieter Van Eecke, una straordinaria e commovente storia ambientata in Bolivia e legata alle conseguenze dei cambiamenti climatici, è il film vincitore del 65° Trento Film Festival, conclusosi domenica 7 maggio 2017.
La giuria internazionale composta da Timothy Allen (fotografo e regista) Gilles Chappaz (giornalista e regista), Fridrik Thor Fridriksson (regista e produttore cinematografico) Anastasia Plazzotta (produttrice e distributrice cinematografica) e Andrea Segre (regista), ha assegnato all’opera la prestigiosa Genziana d’Oro come miglior film – Gran Premio città di Trento, con la seguente motivazione: “Un personaggio unico e universale allo stesso tempo, raccontato con grande coerenza estetica e profondo rispetto umano, in uno stile documentario puro e onesto che ci aiuta a riflettere su un tema di grande urgenza”.
Il film di Van Eecke racconta la storia di Samuel, l’anziano gestore della stazione sciistica del monte Chacaltaya in Bolivia, una delle più alte al mondo, ormai dismessa a causa della scomparsa delle nevi perenni dovute all’assenza di precipitazioni e all’aumento delle temperature anche durante il periodo invernale. Ma Samuel, nonostante le previsioni negative dei climatologi, non demorde e spera sempre in un ritorno della neve, accogliendo ogni giorno i turisti in arrivo da tutto il mondo, attratti dal meraviglioso panorama che si domina dalla cima della montagna, portando avanti la sua attività con amore, semplicità e passione, così come ha fatto per decenni. Aspettando e sperando di vedere nuovamente imbiancata la “sua” montagna.
La Genziana d’Oro come miglior film di alpinismo – Premio del Club Alpino Italiano è stata invece assegnata al documentario “Dhaulagiri, ascenso a la Montaña Blanca” di Christian Harbaruk e Guillermo Glass (Argentina, 2016), che racconta la storia di quattro amici argentini, Guillermo, Christian, Sebastián e Darío, che decidono di girare un documentario sulla loro ascesa al Dhaulagiri. Ma Darío muore durante il tentativo di raggiungere la vetta in solitaria.
Il Premio Città di Bolzano per il miglior film di esplorazione o avventura è andato al documentario “Diving into the unknown” di Juan Reina (Finlandia, 2016), in cui si racconta del tentativo di cinque speleo-sub finlandesi di portare a termine la più lunga immersione subacquea della storia all’interno di una grotta sommersa in Norvegia, ma la missione ha un esito tragico e solleva pesanti interrogativi sul senso di una disciplina così estrema.
La Genziana d’Argento miglior contributo tecnico-artistico è stata assegnata a “Life in four elements” di Natalie Halla (Finlandia/Austria/Spagna, 2017) con la seguente motivazione: “Un’eccellenza tanto tecnica quanto artistica, una meravigliosa fusione tra racconto epico e intimi incontri, visivamente incantevole”. Il film narra quattro storie esemplari, quella di un’apneista, un vigile del fuoco, un alpinista e uno speleologo che descrivono il rapporto dell’uomo con i quattro elementi.
La Genziana d’Argento miglior cortometraggio è andata invece a “The Botanist” di Maxime-Lacoste Lebuis e Maude Plante-Husaruk (Canada/Tagikistan, 2017) per la storia di Raïmberdi, un anziano botanico che ha perso tutto e si è trasferito con la sua famiglia sulle brulle montagne del Pamir. Nei momenti liberi l’uomo cataloga rare specie di piante con una splendida grafia.
Il Premio della Giuria è infine andato a “Gulîstan, land of roses” di Zaynê Akyol (Canada/Germania, 2016), la regista messasi alla ricerca dei ricordi di Gulîstan, una sua cara amica, come lei emigrata in Canada, che si è successivamente unita al PKK. Akyol entra così in contatto con un gruppo di guerrigliere che vivono in un costante e impegnativo addestramento fisico e spirituale, pronte a difendere il territorio curdo dalla minaccia dell’ISIS.