Francesco Abate, un “amplificatore” di notizie che parlano di ambiente
A soli 14 anni, fine anni Settanta, si diverte e si guadagna da vivere come Dj in radio. Ne frequenta diverse fino a fondare con altri RADIOX, una delle prime emittenti radiofoniche a trasmettere via web. Ancora giovane, a 22 anni, nel 1986, inizia a scrivere per il quotidiano L’Unione Sarda dove oggi si occupa delle pagine culturali. Il passaggio alla “scrittura lunga” del cagliaritano Francesco Abate, alias“Frisco”, risale al 1998 con “Mister Dabolina” per Castelvecchi. L’inizio della carriera prosegue con “Il cattivo cronista”, “Ultima di campionato” e Getsemani dove racconta di un uliveto secolare che una lottizzazione selvaggia trasforma in un quartiere residenziale. Nel 2007 unisce la sua creatività con quella del romanziere Massimo Carlotto e partoriscono Mi fido di te, un giallo dedicato alla sofisticazione alimentare, e per Edizioni Ambiente L’albero dei microchip romanzo inchiesta o eco-noir sui traffici e l’inquinamento dei rifiuti elettronici. La biografia di Abate è segnata da un trapianto di fegato, esperienza che trasporta e rielabora nel romanzo “Chiedo Scusa”, scritto a quattro mani con Saverio Mastrofranco, pseudonimo dell’attore Valerio Mastandrea. La sua ultima fatica è Mia madre e altre catastrofi sempre per Einaudi. Ecco cosa ci ha raccontato del suo lavoro e della sensibilità ai temi ambientali…
D) Francesco iniziamo dalla fine: il tuo ultimo romanzo “Mia madre e altre catastrofi”. Una genesi particolare che nasce dalla tua pagina Facebook. Quando hai iniziato a scrivere quei post avevi già l’idea del libro?
R) E’ nato strada facendo, grazie agli stimoli dei lettori e per la curiosità della casa editrice, che mi hanno chiesto: “Perché non fai un narrazione?”. Ho provato ed è andata bene!
D) Scrivere a partire dai social e confrontandoti con i lettori. Siamo lontani dall’idea dello scrittore isolato dal mondo e chiuso nella sua stanza, lontano da tutti….
R) Non è più pensabile, anche volendo, se si vuole stare con i piedi ancorati al mercato. E’ sempre più difficile e pochi si possono permettere questa distanza con il pubblico. Inoltre non mi interessa. La mia scrittura è finalizzata alla condivisione. Un difetto genetico che mi porto dietro da quando ho iniziato a fare il dj e dopo con il lavoro giornalistico. Se non sei a contatto con il mondo che ti circonda sei fregato…
D) La protagonista è la signora Mariella Pisano, in realtà tua madre, «maoista» ma credente, devota al marito ma abbonata al collettivo femminista. E’ così come la descrivi o hai romanzato il personaggio? Come ha preso questa esposizione pubblica?
R) E’ così come l’ho descritta… L’ha presa bene, ma ovviamente ho scritto previa sua autorizzazione!
D) La tua prossima opera, a cosa stai lavorando?
R) Sto preparando un romanzone di 400 pagine per Piemme edizioni. Rientra all’interno di un filone storico, uscirà verso l’autunno, un lavoro a quattro mani con l’avvocato Carlo Augusto Melis e utilizzando un nom de plume. Una sorta di marchio.
D) Con “Mi fido di te”, scritto insieme a Massimo Carlotto, ti sei immerso nel mondo della sofisticazione alimentare. Qualcuno che l’ha letto si è convertito al chilometro zero?
R) Più che chilometro zero, chilometro all’unghia perché dopo averlo letto la domanda è stata “ora cosa mangio? Le unghie?”. Il primo effetto l’ho sperimentato su di me, scriverlo è stata una presa di coscienza personale. Abbiamo avuto molte richieste di partecipazione a convegni, dibattiti sul cibo, siamo stati invitati pure alla “Sagra della Lumaca di Gesico” (un piccolo paese della provincia di Cagliari, NdR). Partecipare è stato un modo per trasmettere conoscenza. Mi piace essere “amplificatore” di storie e di notizie. Le persone sono interessate a questi temi, quando si parla di aria, acqua, cibo parli della nostra linfa vitale. Solo gli stolti non capiscono…
D) Ma non è l’unico libro dove scrivi di ambiente….
R) Proprio recentemente è stato riedito “L’Albero di microchip”, scritto sempre con Massimo, nella svizzera tedesca. Una storia tra Italia e Africa dove si parla di traffici di rifiuti elettronici e dell’inquinamento che provocano sull’ambiente.
D) Quali sono, secondo te, le urgenze ecologiche prioritarie nel nostro Pianeta?
R) L’inquinamento in ogni sua forma, che va dalla pessima coscienza delle aziende più grandi al singolo che abbandona la spazzatura per strada. Se guardiamo al mare: dalle petroliere che sversano veleno in acqua a chi dalla barchetta lancia bottiglie. Tutto quello che rientra in questa gamma di azioni e comportamenti è una priorità.
D) Tu cosa fai di buono per l’ambiente?
R) Ho rinunciato alla macchina, una scelta consapevole…
Gian Basilio Nieddu